A un anno dalla morte di Vitaliano Trevisan fiori da amici e colleghi in cimitero per ricordarlo
Un anno fa se ne andava nel silenzio della sua casa a Crespadoro lo scrittore Vitaliano Trevisan. Oggi la compagna Francesca Causarano, gli amici, i suoi cari si sono ritrovati al cimitero di Sandrigo, suo paese d’origine, per quel saluto laico che un anno fa non ci fu.
“Ma fiori, non opere di bene“, è la frase scelta dalla compagna per una cerimonia di commiato a distanza di un anno, un momento per ricordare l’eclettico artista e trasformare in uno spazio fiorito il luogo in cui riposa. A chiunque partecipasse, infatti, era chiesto di portare e lasciare un fiore.E’ stato un appuntamento intimo e privato, ma aperto a tutti. Un evento a cui il comune di Sandrigo ha voluto dare il suo patrocinio per ricordare l’artista concittadino.
Trevisan abitava nella campagna pisana, ma spesso anche a Campodalbero di Crespadoro. Persona densa e complessa, gli ultimi anni erano stati contrassegnati da una grande sofferenza. A ottobre 2021 era stato dimesso dal reparto di Psichiatria dell’ospedale di Montecchio Maggiore. Il suo corpo, privo di vita, fu trovato un anno fa nella casa dell’alta valle del Chiampo. Nel 2002 aveva scritto il romanzo “I quindicimila passi”, Premio Campiello Francia nel 2008. Per il teatro aveva curato l’adattamento di “Giulietta” di Federico Fellini, e “Il lavoro rende liberi”, messo in scena nel 2005 da Toni Servillo. In collaborazione con Matteo Garrone, era stato sceneggiatore e attore in “Primo amore”. Nel libro “Works” del 2016, aveva affrontato il tema dei tanti lavori svolti in gioventù.
A febbraio l’attore e autore Livio Pacella porterà invece a teatro un suo spettacolo inedito.