Covid, calano ricoveri e intensive. La sottovariante Kraken più contagiosa ma per ora non preoccupa
Secondo la rilevazione degli ospedali sentinella della rete della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere Fiaso questa è la quarta settimana con il segno meno per la curva dei ricoveri Covid: -9% rispetto a 7 giorni fa e -6,3% anche le terapie intensive. Il 67% di questi pazienti è ricoverato con conseguenze gravi dell’infezione da SarsCov2 e si tratta per il 30% di soggetti non vaccinati. Il presidente Fiaso, Giovanni Migliore dice: “Guardiamo con cauto ottimismo a questi dati. Le prossime due settimane saranno determinanti per capire le ricadute sugli ospedali dell’aumento dei casi”.
Il Ministero della Salute ha apportato alcune modifiche alle regole sulla gestione dei casi e dei contatti: “per i soggetti che sono sempre stati asintomatici e per coloro che comunque non presentano sintomi da almeno due giorni, l’isolamento potrà terminare dopo 5 giorni dal primo test positivo o dalla comparsa dei sintomi, a prescindere dall’effettuazione del test antigienico o molecolare. In caso di peggioramento della situazione epidemiologica, sono già state diffuse indicazioni in tema di mascherina, smart working, vaccini, tamponi e cure domiciliari”.
Per il momento, però, non sono state rilevate differenze significative nella gravità delle infezioni tra i casi da variante Kraken e altre mutazioni, ma saranno eseguite verifiche nei prossimi giorni. È detta così dal nome di un mitico mostro marino norvegese e l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha definita la sottovariante più trasmissibile della pandemia. Questa mutazione gli permette di agganciarsi in modo più efficiente al recettore Ace2, la porta d’ingresso del virus sulle cellule umane e di sfuggire agli anticorpi.
I sintomi di Kraken sono sostanzialmente simili a quelli dell’influenza: mal di gola e tosse, raffreddore, stanchezza, dolori muscolari e articolari: finora infatti non sono state rilevate differenze significative nella gravità delle infezioni tra i casi di questa nuova sottovariante e le altre ma l’Oms farà una valutazione aggiornata nei prossimi giorni.
Una buona notizia intanto arriva da uno studio condotto da università giapponesi e statunitensi, pubblicato sul New England Journal of Medicine: gli antivirali, e in particolare il Paxlovid (nirmatrelvir), continuano a funzionare perfettamente sulle nuove varianti del virus SarsCoV2.