Caldo anomalo: distrutte il 30% delle coltivazioni autunnali e invernali. Danni per 10 milioni di euro
Il caldo anomalo di questo inverno mette ko le colture autunno-vernine fra le quali tutti i radicchi veneti, il cavolo broccolo, il cavolo rapa, le insalate, i porri e i finocchi.
Le perdite delle rese, secondo un report di Cia Veneto, sono dell’ordine del 30%, per un valore stimabile fino a questo momento, a livello regionale, di oltre 10 milioni di euro. I radicchi, in particolare, stanno soffrendo della mancanza delle gelate mattutine; ragion per cui non si stanno sviluppano in maniera adeguata, mentre, a cascata, le qualità organolettiche degli stessi non risultano d’eccellenza come negli anni passati.
Stando all’ultima relazione di Arpav sulla risorsa idrica, “nelle Dolomiti Bellunesi il mese di dicembre è stato uno dei dieci più miti degli ultimi trent’anni: particolarmente calda la terza decade con addirittura 4 gradi in più rispetto alla media”.
La stessa situazione, peraltro, si è registrata nelle zone collinari e in pianura, dove la temperatura non è mai scesa sotto lo zero. Problemi pure per le falde, nonostante le piogge di questi giorni. Le precipitazioni occorse nell’ultima decade di novembre e nella prima metà di dicembre hanno innescato dinamiche di ricarica, con effetti diversificati nelle varie zone: più accentuati in media e bassa pianura e nell’acquifero vicentino e meno marcati o appena accennati altrove. “La situazione di scarsità della risorsa idrica, anche se in generale miglioramento, permane su buona parte dell’Alta pianura con livelli in linea o inferiori rispetto ai minimi assoluti mai registrati a fine dicembre negli ultimi vent’anni”.
Per arrivare alla prossima primavera con una situazione non lontana da quella usuale “servirà un’ultima parte dell’inverno con precipitazioni ben superiori alla norma”. Per quanto riguarda le portate dei principali fiumi della Regione, i deflussi sono inferiori del 16%, in media, sull’Adige (stazione di Boara Pisani), del 33% sul Brenta a Barziza, del 56% sul Bacchiglione a Montegalda e del 44% sul Po a Pontelagoscuro.
“Stiamo attraversando nuovamente una situazione di emergenza – sottolinea il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini – Le piogge di queste ore non basteranno a colmare il gap che si è venuto a creare”. Il fatto che non sia ancora arrivato il vero freddo, aggiunge, “pone anche un problema relativamente alla gestione fitosanitaria delle coltivazioni. Il caldo anomalo che si è verificato non ha di certo contribuito a ridurre la presenza di insetti, ad esempio le cimici, e delle malattie fungine”. “Il settore agricolo rimane costantemente sotto pressione – prosegue il presidente – Diventa allora indispensabile valutare, assieme alle Istituzioni, soluzioni di sistema che permettano agli agricoltori di continuare a vivere del proprio lavoro”. Nello specifico, per tentare di far fronte alla siccità, conclude, “le autorità competenti sono chiamate a programmare la realizzazione di invasi, in grado di trattenere l’acqua in caso di fenomeni intensi e di rilasciarla nei momenti di siccità”.