Messina Denaro, perquisita la casa dell’ex amante. Un testimone alle Iene: “Ero ai festini con il boss”
Non si ferma il lavoro dei carabinieri del Ros che, dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, procedono con le perquisizioni. I militari hanno messo i sigilli alle abitazioni dell’ex amante del boss Maria Mesi e del fratello Francesco a Bagheria. In passato entrambi sono stati indagati per aver favorito la latitanza del capomafia. Francesco Mesi patteggiò la pena, Maria Masi venne arrestata il 14 giugno del 2000. Insieme alla donna finirono in manette altre due persone accusate di essere intestatarie del contratto di affitto di un appartamento in cui l’ultimo dei Corleonesi si nascondeva ad Aspra, nel Palermitano. Maria Mesi fu condannata in primo e in secondo grado per favoreggiamento aggravato alla mafia. La Cassazione annullò l’aggravante sostenendo che il rapporto sentimentale con il boss escludesse l’agevolazione di Cosa nostra. Gli investigatori trovarono diverse lettere d’amore che il capomafia e la donna si erano scambiati.
Intanto spuntano nuove rivelazioni su Matteo Messina Denaro. Un racconto che Ismaele La Vardera, vice presidente della Commissione Antimafia della regione Sicilia, ha deciso di fare ai microfoni de Le Iene, in un servizio esclusivo che andrà in onda nella puntata di domani in prima serata su Italia Uno. Nel servizio, curato da Filippo Roma, il deputato regionale racconta di un presunto testimone – “che aveva paura di parlare” – che avrebbe partecipato insieme a Matteo Messina Denaro ad alcuni festini in una villa del palermitano. Eventi a cui il boss “partecipava come se nulla fosse”. E a cui, sempre secondo il testimone, avrebbero preso parte anche un uomo appartenente alle forze dell’ordine, un medico e un “noto politico italiano” di cui però ancora non è stata ancora svelata l’identità.
La Vardera, che ha denunciato la testimonianza al Ros, riferisce a Filippo Roma ciò che il testimone gli ha raccontato, eliminando però numerosi dettagli che ne avrebbero potuto rivelare l’identità. Il deputato regionale racconta di averlo incontrato, tramite una conoscenza in comune, e di avergli chiesto come mai abbia scelto di raccontare tutto a lui e non a magistrati e forze dell’ordine. “Purtroppo, ho molta paura, non mi fido di nessuno” avrebbe risposto. E alla domanda sul come fosse arrivato a capire chi era Andrea Bonafede, cioè Matteo Messina Denaro, il testimone spiega: “Finché non ho visto i giornali non avevo collegato. Poi quando ho visto il suo viso, l’ho riconosciuto. Lui era lì, a quella festa”.