Sale il bilancio delle vittime degli scontri a Gaza
Si acuisce la battaglia al confine tra Israele e Gaza in occasione della ‘Grande Marcia del Ritorno‘, convocata da Hamas con l’obiettivo di realizzare il “diritto al ritorno”, ossia la richiesta palestinese che i discendenti dei rifugiati privati delle case nel 1948 possano ritornare alle proprietà della loro famiglia nei territori che attualmente appartengono a Israele.
E’ salito ad almeno quattordici palestinesi uccisi e oltre mille feriti il bilancio degli scontri in corso in sei diversi punti del reticolato che divide Gaza da Israele e che vede fronteggiarsi le forze di sicurezza israeliane e circa 17mila manifestanti palestinesi.
Tutti i palestinesi rimasti uccisi negli scontri con i soldati israeliani erano uomini fra i 18 e i 30 anni, che stavano cercando di superare la barriera di confine, mentre i feriti, secondo quanto dichiarato dal Ministero della Sanità palestinese, alcuni sono stati colpiti da proiettili, mentre altri presentano problemi respiratori legati all’uso di gas lacrimogeni da parte delle forze di sicurezza israeliane, che stanno rispondendo con mezzi antisommossa agli attacchi palestinesi.
Il portavoce dell’esercito israeliano rende noto che laddove si sono verificati tentativi palestinesi di oltrepassare o danneggiare la barriera di confine, l’Idf ha risposto col fuoco, mentre le munizioni vere sono state usate soltanto contro chi cercava di danneggiare la barriera di confine. Il portavoce, riferendo che molti dei palestinesi uccisi sono collegati ad Hamas, accusa l’organizzazione di responsabile dei disordini violenti e di tutto quello che avviene sotto i suoi auspici e di mettere in pericolo le vite dei civili, che utilizza a fini terroristici.
L’iniziativa della “Grande Marcia del Ritorno”, promossa da Hamas e che secondo gli organizzatori sarebbe dovuta essere pacifica, si è aperta nella Giornata della Terra che ricorda l’esproprio da parte del governo israeliano di terre di proprietà araba in Galilea, il 30 marzo 1976. Le proteste dureranno fino al 15 maggio, anniversario della fondazione di Israele, per i palestinesi “Nakba”, la “catastrofe”, come la chiamano, perché molti furono costretti ad abbandonare per sempre case e villaggi.