Ex Br, la cassazione francese conferma il rifiuto all’estradizione in Italia
È arrivato il No definitivo da parte della cassazione francese all’estradizione in Italia dei 10 ex Br degli Anni di piombo. Sono otto uomini tra i quali Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi e due donne le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli. Il tribunale francese aveva già rifiutato, il 29 giugno dell’anno scorso, l’estradizione chiesta dall’Italia motivando questa scelta con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Il presidente francese Macron a distanza di poche ore dal primi rifiuto aveva però affermato: “Quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia” ed il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficeranno o meno di un nuovo processo nel caso in cui la Francia li consegnerà. Lo stesso procuratore contestava infatti la decisione del tribunale che si appellava alla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati.
Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel 1979 in Veneto ad opera dei Proletari Armati di Cesare Battisti, commenta: “Qual è la mia reazione? Sono dei disgraziati, perché non c’è giustizia così! È tuttavia una decisione che ci aspettavamo dalla Francia. Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone”.
Roberto Della Rocca, presidente dell’Associazione nazionale vittime del terrorismo, sopravvissuto nel 1980 a un attentato delle Br alla Fincantieri di Genova, dove lavorava dice: “È una vergogna che non ha fondamento giuridico. Io e la mia associazione facciamo appello al ministro Nordio affinché la giustizia italiana intervenga. E chiedo alla Francia: se fosse successa la stessa cosa al contrario con le vittime del Bataclan?”.
E infatti sulla questione interviene anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Ho vissuto da pm in prima persona quegli anni drammatici e oggi il mio primo commosso pensiero non può che essere rivolto a tutte le vittime di quella sanguinosa stagione e ai loro familiari, che hanno atteso per anni, insieme all’intero Paese, una risposta dalla giustizia francese. Faccio pertanto mie le parole di Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso 51 anni fa, nella speranza che chi allora non esitò a uccidere ora senta il bisogno di fare i conti con le proprie responsabilità e abbia il coraggio di contribuire alla verità”.