“Mio zio, pestato a sangue da fascisti, doveva essere impiccato in corso Garibaldi”
In merito all’apertura della sede di Casa Pound Italia a Thiene, riceviamo e pubblichiamo una lettera della nipote del thienese Alfredo Talin, comandante partigiano della Brigata Mazzini.
Gentile redazione,
Le attuali direzioni neofasciste e il retrocesso dei diritti umani a livello internazionale mi lasciano nell’inquietudine e nello sconforto, ma non c’è male che possa sprofondare per sempre il mio cuore, che è guidato e illuminato dagli ideali dello zio Alfredo. Di fronte a quello che sento come un pericolo sempre più presente, non solo per noi, ma anche e soprattutto per le generazioni che stanno crescendo, non posso tacere. Qui voglio raccontare un pezzo della mia storia e della mia famiglia, che è anche un pezzo della storia di Thiene. Nel 1944, dopo il rastrellamento di Granezza, mio zio Alfredo Talin, comandante partigiano della Brigata Mazzini, è tornato a Thiene e i fascisti sono venuti in casa per arrestarlo. Lo volevano impiccare all’angolo della Banca Popolare, proprio davanti casa, così che lo vedessero sua mamma e suo papà.
La zia Vittorina, quando la mattina dopo ha avuto il permesso di vedere suo fratello, non lo ha riconosciuto dalle bastonate a sangue che gli avevano dato i fascisti complimentandosi l’un l’altro. Di fronte ai pianti della cara sorella, “non il fratello, ma un cencio di uomo” – scriverà poi il comandante partigiano Angelo Fracasso -, tentava, con la faccia tutta rotta, di dirle che non aveva dormito bene in prigione. Poi anche la nonna Elvira è andata a vederlo. Come la nonna sia riuscita a strappare Alfredo dal braccio della morte fascista, appellandosi aimè direttamente all’autorità tedesca, non so se sia la risposta al grido disperato di una madre, o se il comandante tedesco si sentisse di ricambiare la cura con cui la nonna aveva sempre trattato i loro rapporti commerciali; infatti la moglie tedesca era sempre contenta che il comandante le comprasse dai Talin delle calze in seta o una vestaglia di ottima fattura italiana. Alfredo viene trasferito alle carceri di Padova, viene portato dopo mesi al campo di smistamento di Bolzano, dal quale riesce a scappare e ritornare in battaglia. Muore a Sarcedo il 27 aprile. Sono eventi che meriterebbero di avere decisamente uno spazio maggiore.
Come nipote di Alfredo Talin e dello storico Ferdinando Offelli sono cresciuta con gli insegnamenti della Resistenza, e soprattutto sono cresciuta guardando dalla stessa finestra da cui la mia famiglia avrebbe dovuto vedere il figlio di 22 anni, studente universitario di Cà Foscari, allievo ufficiale alla Farnesina, impiccato dai fascisti per i suoi valori e partecipazione alla Resistenza Partigiana.
Sono grata anche alla mia educazione. Al Liceo Corradini il professor Pesavento ci fece vedere all’ultima ora di una lezione il Processo di Norimberga in tedesco. Noi eravamo anche contenti perché a vedere un video, non ci sembrava di fare lezione, ma le due parole “Nicht Schuldig” (Non colpevole, proclamate dai nazisti processati) risuonarono così forte e a lungo dentro di me mentre andavo a casa in silenzio, che a tavola non ebbi neanche la forza di mangiare il cibo che avevo davanti… che lezione di vita! Quelle due parole sono l’essenza indelebile dei miei anni di liceo.
Seppur dolorosamente, vorrei che voi riusciste a guardare Thiene dalla mia finestra, guardare un angolo del cuore della nostra cittadina con il monito della Storia sempre presente, la minaccia della violenza e dell’oppressione dei fascismi, e la facilità con cui questi ritornano. Vorrei che passeggiando per il nostro centro alzaste gli occhi e guardaste quell’angolo, e dall’altro lato il monumento dei nostri caduti, non per rattristarvi ma per essere ben consapevoli di quello che è già successo.
Noi oggi siamo fortunati, perché sappiamo come va a finire, conosciamo la Storia e abbiamo molti mezzi a disposizione. Credo che questo sia un momento storico in cui bisogna stare all’erta e dove la coscienza deve essere sempre vigile e mantenere il controllo su ciò che di più prezioso la lotta della Resistenza ci ha portato, la libertà dal nazi-fascismo. Non è tempo di rimanere indifferenti al ritorno di forme di violenza e di paura. Di fronte a questo orizzonte che si rabbuia, la scelta è sempre nelle nostre mani. È nella risposta al dolore, alla rabbia, alla frustrazione, all’incertezza di oggi e domani che sta la differenza delle scelte che possiamo fare per noi stessi e per tutti gli esseri umani.
Piera Talin