Anche 45 vicentini fra i truffati col Superbonus 110%: nuovi sequestri per 27 milioni di euro nel Trevigiano
Secondo importante step per l’indagine “Zero Pensieri” della guardia di finanza di Treviso, che ha messo i sigilli su 25 milioni di credito d’imposta e oltre due milioni di euro fra denaro, immobili e auto che erano nella disponibilità di cinque persone e una società, già indagati dall’agosto 2022 per una truffa nell’ambito del Superbonus 110%.
Gli indagati, in capo ai quali rimane comunque il diritto di presunzione di innocenza fino all’accertamento giudiziario dei fatti contestati, fanno parte del consorzio Casa Zero di Nervesa della Battaglia (Treviso) al quale nove mesi fa erano stati già sequestrati crediti fiscali per 7 milioni di euro e immobili per oltre 1,2 milioni. Come allora, anche quelli effettuati adesso sono stati effettuati dalla guardia di finanza su decisione dell’Autorità Giudiziaria di Treviso.
Dopo i sequestri di allora, infatti, le indagini sono infatti proseguite, anche sulla base delle denunce presentate da circa 300 clienti del consorzio, che si sono rivolti alla guardia di finanza per procedere penalmente nei confronti di quanti si erano impegnati a realizzare importanti lavori edili che poi, in moltissimi casi, non erano mai nemmeno iniziati. Fra loro, sono 45 i vicentini: da Schio, Altavilla, Cassola, Vicenza, Rosà e Piovene Rocchette. Gli altri presunti truffati sono residenti in altre province del Veneto, della Lombardia, del Friuli Venezia Giulia e del Piemonte.
Il numero delle persone raggirate potrebbe essere anche più alto, dato che sono un migliaio complessivamente i clienti che avevano contratti aperti con la struttura fondata da Alberto Botter (amministratore di fatto) e Fabio Casarin (legale rappresentante): frutto di una campagna pubblicitaria spinta, uscita nel 2020 anche su testate nazionale.
Il meccanismo
Secondo la Procura il consorzio non solo avrebbe asseverato lavori mai svolti, ma avrebbe pure utilizzato quei crediti per altri investimenti. Dopo la monetizzazione del credito – avvenuta attraverso la truffa – il denaro veniva impiegato “nelle attività economiche e finanziare svolte dalla società Gruppo Zero (azienda da cui nasce il Consorzio Casa Zero, che è però società diversa e non sotto indagine), in modo da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa delle somme”.
Nel concreto, il singolo cittadino, proprietario dell’abitazione da ammodernare col Superbonus, cedeva il credito al Consorzio Casa Zero che assevera di aver già eseguito il 30% dei lavori, quando in molti casi non sono nemmeno montate le impalcature. Asseverazioni che la Finanza e la Procura ha quindi ritenuto false. Grazie ad esse, però il consorzio riesce a monetizzare il credito e ad ottenere i fondi. Si parla, mediamente, di circa 70 mila euro per ogni singolo a cantiere (per lo più villette unifamiliari).
Gli indagati prelevavano direttamente dal cassetto fiscale dei clienti i crediti maturati, monetizzandoli poi con la cessione a istituti di credito: si parla, in questa seconda fase delle indagini, di un totale di 29 milioni di euro. Soldi che nello spirito del Superbonus avrebbero dovuto servire a rimborsare l’azienda delle spese fin lì affrontate per il cantiere – come l’acquisto di materie prima e il pagamento degli operai – e a proseguire con i successivi lavori fino al completamento del cantiere. Ma quei soldi, stando a quanto scoperto dalle fiamme gialle, sono stati invece utilizzati per altre operazioni economiche.
A confermare la tesi della Procura, il fatto che il consorzio contasse solo su 5-6 operai a fronte di uno staff amministrativo composto da ben 150 persone. E infatti su mille clienti sono risultati operativi solo una ventina di cantieri, mentre per qualche altro era stata allestito solo il ponteggio.
Gli indagati principali sono Fabio Casarin e Alberto Botter, rispettivamente rappresentante legale e amministratore di fatto – nonché fondatore – del Consorzio Casa Zero. Per loro l’accusa, formulata nell’agosto scorso, non è solo truffa aggravata, ma anche ricettazione.
Sulla scorta degli elementi probatori raccolti in quest’ultima fase, le Fiamme Gialle hanno ora denunciato alla Procura altri tre professionisti (un direttore dei lavori e due asseveratori, che hanno collaborato con quattro società collegate al consorzio), per aver falsamente certificato l’avvenuta esecuzione o la congruità delle opere oggetto dell’agevolazione, rendendosi così corresponsabili dei reati di truffa ai danni dello Stato e falso in atto pubblico. Fra gli indagati, un ingegnere – Massimiliano Mattiazzo – che si era prestato a firmare gli stati di avanzamento dei lavori e che poi ha trasferito le somme incassate alla convivente, con i quali ha comprato una casa in Salento.
Il consorzio e le altre quattro società coinvolte, invece, sono stati segnalati per violazioni alla normativa relativa alla responsabilità amministrativa da reato degli enti.
Nel complesso, si sta attualmente procedendo nei confronti di sei persone fisiche e cinque società, alle quali sono stati finora sequestrati oltre 35 milioni di euro, tra crediti e altri beni.