Ergastolo in primo grado per l’assassino di Rita Amenze. A sparare nel 2021 fu il marito
Il giudice ha accolto la richiesta principale del pubblico ministero e quindi della Procura di Vicenza: Pierangelo Pellizzari, 62 anni oggi, è stato l’assassino della più giovane moglie Rita Amenze che ne aveva 31 al momento della sua morte, per mano – armata di pistola – del vicentino. E, quindi egli stesso merita l’ergastolo secondo il giudizio di primo grado emesso ieri in Tribunale a Vicenza.
I legali difensori dell’uccisore, che avevano invocato la seminfermità mentale, dopo aver letto le motivazioni della sentenza, hanno annunciato che ricorreranno in Appello. A rendere nota la conclusione del processo è un servizio pubblicato da Il Giornale di Vicenza, sulle pagine di cronaca giudiziaria.
A presiedere la Corte d’Assise che si è pronunciata ieri è il giudice Antonella Toniolo, che ha accolto la richiesta del pm Cristina Carunchio, formulata ai primi di maggio. L’imputato per omicidio aggravato è stati ritenuto colpevole senza attenuanti. Salvo nei successivi gradi di giudizi si assista a delle rideterminazioni della pena, per Pellizzari sarà carcere a vita, senza però i 4 mesi di isolamento diurno richiesti dalla Procura. Sul piano dei risarcimenti ai tre figli piccoli della giovane donna nigeriana che fino al 10 settembre 2021 lavorava in un’azienda di raccolta di funghi di Noventa, è stata decisa la provvisionale di 100 mila euro ciascuno, oltre a 10 mila alla sorella della vittima. Si tratta di un anticipo rispetto alle somme definitive chieste, il cui ammontare toccava 1,5 milioni di euro.
Di nazionalità nigeriana e madre di tre figli minori che vivono in Africa (avuti da precedente relazione), Rita Amenze era impiegata con mansioni di operaia nella ditta di coltivazione e confezionamento di prodotti alimentari. Era arrivata in Italia nel 2017. La mattina del suo omicidio era stata attesa di nascosto dal killer ai tempi 59enne sul posto di lavoro, dopo l’alba del 10 settembre 2021. Era un venerdì mattina e l’uomo si era nascosto in un fossato per non farsi notare e poter così avvicinarsi con effetto sorpresa alla 31enne. Dopo le minacce alla donna e anche al datore di lavoro, partirono gli spari: le pallottole ferirono mortalmente Rita, che morì in pochi istanti sotto gli occhi di alcuni colleghi accorsi.
Non ci fu più nulla che si potesse fare per salvare la vita alla vittima di furia omicida altrui, un fuggitivo armato che fece inizialmente perdere le proprie tracce e capace di uccidere a sangue freddo. Chi aveva premuto il grilletto, riconosciuto proprio nel marito – la coppia era in via di separazione – in breve tempo è divenuto oggetto di una caccia all’uomo tra terreni e casolari della zona conclusa solo a distanza di parecchie ore. La pistola Beretta da cui partirono i proiettili da distanza ravvicinata che uccisero Rita fu ritrovata dai Carabinieri, sotterrata nei pressi di un recinto per polli nella disponibilità dello stesso omicida poi reo confesso.