Naufragio in Grecia, confessa uno degli scafisti arrestati. Operazioni di ricerca dei superstiti senza successo
In tutto il Continente europeo, nessuna calamità e nessun attentato ha provocato numeri di vittime così alti come le tragedie che si sono consumate nel Mediterraneo. Dal 2014 a oggi, secondo i dati dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) qui hanno perso la vita – o sono comunque scomparse- oltre 27mila persone.
E quello che è successo il 14 giugno nel Mar Egeo, al largo di Pylos, in Grecia, potrebbe superare ogni altra tragedia. 78 è il numero dei corpi ritrovati, 104 le persone tratte in salvo. Ma sull’imbarcazione si stima che potrebbero esserci state fino a 750 persone, tra cui molti bambini. Le operazioni di ricerca e soccorso dopo il naufragio sono andate avanti senza successo. Nelle operazioni sono state impegnate una fregata, tre motovedette e un elicottero, con le attività ostacolate anche da forti venti. Le speranze di trovare superstiti sono praticamente inesistenti.
Nove superstiti, tutti egiziani di età compresa tra i 20 e i 40 anni, sono stati arrestati con l’accusa di traffico di esseri umani, omicidio colposo e di aver costituito un’organizzazione criminale. Uno dei 9 fermati ha confessato di essere coinvolto nel traffico di migranti. L’uomo ha detto di essere un semplice membro del gruppo e di aver accettato di essere pagato per portare la barca dalla costa libica all’Italia, aggiungendo che l’imbarcazione ha lasciato l’Egitto vuota e che ha poi raccolto centinaia di migranti a Tobruk, in Libia. Gli altri imputati negano invece di essere membri della rete di trafficanti e insistono sul fatto che non hanno alcun coinvolgimento nel caso. A riportare la notizia è il quotidiano greco Kathimerini. Lunedì i presunti scafisti saranno portati davanti al pubblico ministero.