In posa col pallone 35 anni dopo. Nostalgia e… meringata per gli “over” del Santa Croce
Il pallone li ha uniti per un anno, la meringata per sempre. O, almeno, per 35 anni. Curiosa storia quella che giunge in redazione da Bassano del Grappa, dopo un ritrovo speciale per un gruppo di vicentini che hanno composto nella stagione sportiva 1987/1988 la squadra Under 21 del Santa Croce. A metà giugno i ventenni di allora e 55enne o giù di lì di oggi si sono dati appuntamento sullo stesso campo dell’oratorio dove avevano vissuto momenti di sport e amicizia indimenticabili, innanzitutto per una foto di gruppo che andasse a fare da “replica” 35 anni dopo a quella scattata nel giugno ’88.
E, poi, per ritrovarsi a pranzo a ridere, scherzare, gustarsi del buon cibo e, soprattutto, quell’immancabile e meritata fetta di dolce meringata che sette lustri fa rappresentava per tutti loro l’appuntamento fisso del post partita. Calciatori, allenatori e dirigenti.
Allora come oggi si indossano le magliette biancoverdi con i colori ufficiali storici del Santa Croce, ma per chi pensa che nel sabato prefissato per l’incontro ci sia stata l’occasione per tirare quattro calci al pallone, andando proprio a “rinverdire” i fasti della stagione speciale, si sbaglia di grosso. “Qualcuno lo aveva pure proposto – ci racconta Gigi Regondi, oggi allenatore nel futsal, ai tempi trequartista con n°10 e rigorista designato della squadra – ma si è levato un coro di ‘no grazie, siamo qui per i pranzi e le cene, non per giocare’, credo che tre quarti si sono messi a ridere alla proposta e, quindi, come da tradizione, l’incontro è stato esclusivamente conviviale”.
L’idea era nata nei mesi scorsi in omaggio all’allenatore della squadra giovanile di fine anni ’80, Giulio Torresan, per le festeggiare 70 candeline spente in compagnia di una simpatica combriccola di ragazzi bassanesi capaci di dominare un campionato provinciale, per poi farsi superare proprio all’ultima giornata, giocando in 11 contro 9 (gli avversari), pure sbagliando un penalty decisivo. Anche quel giorno, nonostante lo smacco, ciascuno di loro si trovo pronta la fetta del dolce “cult” che non mancava mai al campo dell’oratorio, così come al termine del pranzo di qualche giorno fa. “Quel giorno giocavamo contro il Rossano Veneto, vederli presentarsi con due giocatori in meno – confida Regondi – ci ha giocato un brutto scherzo e poi, ebbene sì, proprio io sbagliai quel rigore. Il primo della mia carriera tra l’altro”. Quel giorno un comprensibile groppo in gola, ma neanche tanto visto che “lo spumante che avevano preparato per noi lo bevemmo comunque negli spogliatoi”, mentre magari oggi – e in verità ad ogni ritrovo nel tempo – rappresenta un motivo per scatenare ilarità e anzi un “classico” tra gli aneddoti da raccontare.
Un “lieto fine mancato” sul piano sportivo che non ha affatto intaccato i ricordi, conservati nel cuore e nella memoria con il sorriso di quell’annata irripetibile. Rafforzando ancor più l’aspetto umano, per una storia di amicizia e di sport che ancora si ripropone con una sorta di “cerimoniale” profano che precede il momento dei saluti con la sacra fetta di meringata. “L’unica differenza è ai tempi la torta veniva devastata e presa con le mani”, mentre oggi viene servita su un piattino seduti a tavola, ma basta il gusto per suscitare spicchi dei 20 anni. Per tutti, poi un nuovo ricordo da incorniciare con la nuova foto di gruppo, dall’idea venuta al capitano di allora (Perin), cercando di rispettare le posizioni di allora.
Missione compiuta, fatta salva l’assenza di due dirigenti venuti purtroppo a mancare, ma anche aggiungendo tre giocatori assenti nella foto amarcord, non convocati alla partita ma parti integranti della banda Santa Croce: giovanotti di allora per età e la voglia di baldoria e oggi come allora nello spirito. Sono cambiati i palloni da sfoggiare mettendosi in posa, i modelli delle magliette (ma non i colori del cuore), e le auto parcheggiate sullo sfondo dello stabile dell’oratorio invece sempre al suo posto, così come i protagonisti veri di un’annata da “per sempre”.
Stupisce semmai che questo legame così forte a distanza di 35 anni sia stato costruito in soli pochi mesi: “è vero e non è facile da spiegare – conclude Regondi – abbiamo infine giocato assieme una sola stagione, ma eravamo gente un po’ particolare e siamo rimasti molto legati tanto che una volta all’anno, di solito in primavera, ci ritroviamo ancora. E andiamo a prendere chi manca all’appello, come succedeva alla domenica mattina quando qualcuno mancava al ritrovo prepartita. Uno su tutti? Davide Ferraro, che al sabato sera andava a ballare in discoteca: spesso toccava a noi andare a svegliarlo direttamente a casa sua!”.