Attentato a Fossano, Cospito condannato a 23 anni
Ventitre anni di carcere per l’anarchico Alfredo Cospito. E’ la pena ricalcolata dalla corte di assise d’appello di Torino, la Procura invece aveva chiesto l’ergastolo. Il procedimento era dedicato al ricalcolo della pena in relazione a uno solo degli episodi contestati nel maxiprocesso Scripta Manent: l’attentato del 2 giugno 2006 alla scuola Allievi carabinieri di Fossano. Accogliendo una richiesta dei difensori, gli avvocati Flavio Rossi Albertini e Gianluca Vitale, la corte ha applicato l’attenuante del “fatto lieve”. “Non ci sono stati morti e anche i danni furono minimi”, avevano sottolineato in aula i due legali: a parere di entrambi la sentenza “ristabilisce l’equilibrio e la ragionevolezza”. Per l’imputata Anna Beniamino il conteggio porta a 17 anni e nove mesi.
“Non c’è nessuna prova che noi abbiamo piazzato gli ordigni a Fossano. Questo è un processo alle idee. Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate, perché gli anarchici non sono lo Stato”, aveva detto Cospito parlando per la prima volta dall’apertura del processo Scripta Manent e negando il suo coinvolgimento nell’attentato alla scuola allievi carabinieri nella città piemontese. L’anarchico ha anche parlato di un processo caratterizzato da “stranezze” e da “un evidente accanimento”.
In un altro troncone di Scripta Manent, sempre a Torino, oggi un anarchico catanese di 35 anni è stato condannato a un anno di reclusione. Per gli inquirenti era lo scrivano del gruppo, l’uomo che traduceva e diffondeva i proclami sul web, il reato associativo è caduto ed è rimasta in piedi solo l’istigazione a delinquere.
Cospito ha seguito l’udienza in video collegamento dal carcere di Sassari, dove è detenuto in regime di 41 bis. Nei mesi scorsi, quando sostenne un lunghissimo sciopero della fame, le varie anime della galassia anarchica si unirono per una massiccia campagna di solidarietà su cui si sono appuntate le attenzioni di investigatori e magistrati. Oltre alla procura di Bologna, dove è stato aperto un fascicolo per associazione sovversiva con una mezza dozzina di indagati, si è mossa quella di Milano, che in relazione ad episodi avvenuti lo scorso 11 febbraio durante un corteo nel capoluogo lombardo ha ottenuto sei misure restrittive (fra divieti e obblighi di dimora), una delle quali a carico di un cittadino svizzero. Secondo il gip Guido Salvini i manifestanti impiegarono “vere e proprie tecniche di guerriglia urbana” per “destabilizzare l’ordine pubblico”.