Mutui, aumentano le rate del tasso variabile e molte famiglie non pagano. Debiti per 15 miliardi
I mutui crescono sempre di più, e per chi ha scelto un tasso variabile la situazione si complica. Nell’Eurozona il costo del denaro è cresciuto arrivando a 4% a causa della stretta monetaria della Bce con ripercussioni immediate sui mutui a tasso variabile. Per i rifinanziamenti principali il tasso al 4% è ormai vicino al massimo storico del 4,25% del luglio 2008, cioè pochi mesi prima dello scoppio della crisi bancaria negli Stati Uniti col fallimento di Lehman Brothers che costrinse le banche centrali a intervenire.
Gli effetti della stretta monetaria sono evidenti in particolare sui mutui a tasso variabile il cui costo oscilla in base all’indice finanziario Euribor. In un anno la rata mensile è aumentata dal 60 al 75%. Regole più stringenti si applicano soprattutto per chi ha sottoscritto il mutuo variabile da meno anni ed è più esposto rispetto a chi ha pagato almeno la metà dell’ammortamento. Il pignoramento dell’immobile può scattare a seguito del mancato pagamento di 18 rate, ma già a partire dai 30 giorni di ritardo la banca può applicare gli interessi di mora stabiliti sul contratto.
Il totale delle rate non pagate dalle famiglie italiane sfiora i 15 miliardi di euro: l’aumento del costo del denaro, l’incremento dei tassi e la corsa dell’inflazione riducono il reddito disponibile e mettono in difficoltà i clienti delle banche nel rispettare le scadenze relative ai finanziamenti. Complessivamente, i crediti deteriorati delle famiglie sono arrivati, a marzo scorso, a 14,9 miliardi: si tratta, nel dettaglio, di 6,8 miliardi di mutui non pagati, di 3,7 miliardi di credito al consumo non rimborsato e di 4,3 miliardi relativi ad arretrati di altri prestiti personali. E’ il quadro che emerge da un’analisi della Fabi, frutto di elaborazioni su statistiche della Banca d’Italia.
Del totale di 14,9 miliardi, 5,7 sono sofferenze, cioè credito che la clientela non rimborserà più, altri 7,1 miliardi sono inadempienze probabili, vale a dire denaro che realisticamente le banche non recupereranno, mentre circa 2 miliardi sono rate scadute, quindi posizioni debitorie meno a rischio. Le difficoltà delle famiglie riguardano soprattutto i mutui a tasso variabile, particolarmente colpiti dall’aumento del costo del denaro portato dallo 0 al 4% in 11 mesi: questa categoria di prestiti immobiliari vale in totale circa 140 miliardi e rappresenta un terzo del totale di 425 miliardi erogati.