Giovani vicentini e la ‘loro’ Lisbona: “La felicità esiste, basta sapere dove cercarla”
In un mondo che corre troppo veloce, dove il tempo per assaporare dura forse l’istante di un click, in una realtà iper connessa sino a perdere quasi il contatto con sè stessa, suona quasi anacronistico e fuori dalla logica di ‘mercato’ che dei giovani sentano il bisogno di ritrovarsi in mezzo ad una folla oceanica radunata in luogo solo per pregare. Come si può essere felici dopo 15 ore di pullman se per cena ti aspetta un paté di fegato in scatola? Come si può essere felici se ci si deve lavare ogni giorno sotto una doccia ghiacciata dopo 14 ore in giro? Come si può essere felici se devi dormire per terra per 10 giorni? Come si può essere felici dopo aver fatto una coda di ore e ore sotto il sole?
E’ un paradosso forse riassunto all’osso che però tenta di spiegare il messaggio che un gruppo di 13 tra ragazzi e ragazze poco più che ventenni residenti principalmente a Zanè, hanno voluto lanciare con la loro partecipazione nelle scorse settimane alla 38^ Giornata Mondiale della Gioventù svoltasi a Lisbona. Una piccola comitiva dei 500 che la Diocesi di Vicenza ha comunicato quali partecipanti al meeting culminato con la veglia notturna di sabato 5 agosto e la Santa Messa conclusiva con papa Francesco il giorno successivo al ‘Campo de Graça’.
“Siamo partiti il 30 luglio in bus per raggiungere Lisbona – spiegano i giovani che sono quasi tutti impegnati anche come animatori in parrocchia – e abbiamo fatto tappa a Lourdes, dove abbiamo dormito assieme a centinaia di altri pellegrini in una chiesa sotterranea, per poi ripartire all’alba del mattino seguente verso il Portogallo. Qui alcuni di noi sono stati ospitati in una scuola, altri hanno vissuto l’esperienza dell’accoglienza in famiglia: le giornate sono trascorse in compagnia di tanti coetanei tra le catechesi con spazi di riflessione mattutine, alternati a visita alla città, bagni nell’oceano e svago com’è giusto che sia”.
Ma se c’è un momento che più di tutti ha toccato nel profondo ed è in questo che probabilmente si racchiude l’essenza di tutto il peregrinare, sono un mix di situazioni ed emozioni che si respirano fino a caricarti di un’energia nuova a fare la differenza: “I momenti più significativi – spiegano ancora i ‘papaboys’ vicentini – sono quelli vissuti con il Papa: il venerdì sera la via crucis, la veglia la notte del sabato, conclusasi con la celebrazione della messa la domenica mattina: abbiamo dormito in questo enorme campo, assieme ad altri 2 milioni di giovani. Eppure la gioia, ma quella vera, non ha mai smesso di essere nell’aria. Era nel saluto di un ragazzo proveniente dall’altra parte del mondo, in un canto africano, nel sorriso di tutte le persone che incrociavamo, nella gentilezza dell’altro, nella capacità di rendersi disponibili, nella voglia di condividere e ascoltare le storie di chi incontravamo per le strade, nella metro e in treno. Tornavamo alla sera stanchi ed esausti dalle giornate trascorse, ma con il cuore pieno di gioia e la consapevolezza di aver vissuto davvero le nostre giornate”.
Giovani fuori tempo o fuori dalla storia che racconta di chiese sempre più vuote: una frase che accompagnata da qualche sorriso di scherno e molto meno edulcorata, è passata nella mente di chi ha osservato questi ‘alieni’, tornare colmi di una felicità piena che quasi fa invidia: “Oggi più che mai – concludono i ragazzi – tutto ciò che gira intorno alla fede o alla chiesa viene snobbato e visto di cattivo occhio specie dai giovani, probabilmente con l’idea di un ambiente vecchio, chiuso e bigotto. Quello che ci ha spinto a partire sono stati in primis i racconti di adulti che avevano già partecipato a questa esperienza: quello che ci hanno trasmesso è stata energia e felicità, qualcosa che ti cambia la vita. Credo che molti giovani siano alla ricerca di un qualcosa che faccia loro provare emozioni forti, che dia loro uno scossone, che lasci loro un ricordo indelebile. Per noi è stato così: la consapevolezza che con i piccoli gesti tu puoi essere gioia per qualcuno, e qualcuno lo può essere per te. E forse arriva adesso la parte difficile di questa incredibile esperienza: continuare ad essere portatori di gioia, di sorrisi, di saluti, di condivisione anche nella quotidianità delle nostre vite caotiche, che per semplicità mettono sempre l’IO davanti ad ogni altra cosa”.