Martalar fra i ceneri del suo drago Vaia: “Reagiremo, ma non so come”. Il sindaco avvia una raccolta fondi
Marco Martalar, autore del Drago Vaia a Lavarone (Trento), è andato questa mattina a rendersi conto di persona della distruzione della sua opera, simbolo di rinascita, andata distrutta ieris era in un rogo probabilmente per mano di qualcuno.
Al quotidiano on line Il Dolomiti l’artista di Roana ha ribadito – come già fatto dal sindaco di Lavarone (Trento) Isacco Corradi e dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che di fronte a questo atto vandalico non intende arrendersi.
“Al momento è troppo presto per parlare di progettualità – ha spiegato ai giornalisti – ma sicuramente in qualche modo si reagirà. C’è tanta amarezza, sono qui davanti alle macerie e non è rimasto nulla, se non qualche tizzone. Su oltre duemila pezzi se ne saranno salvati sì e no una decina”.
“Fosse stato un fulmine – continua Martalar – l’avrei accettato, ma non si capisce veramente il senso di un atto vandalico come questo. L’intera comunità sentiva il Drago come suo, quasi come un figlio. In questo momento il senso di spaesamento è simile a quello che si prova quando brucia un bosco. Metteremo le telecamere di video sorveglianza sulle altre mie opere, perché tutto questo può succedere di nuovo”.
L’incendio della vergogna: il Drago Vaia a Lavarone non c’è più
Martalar stamattina ha incontrato anche il sindaco di Lavarone. Nella veste di presidente del Comitato Valorizzazione Avez del Prinzep (l’associazione che attraverso la rigenerazione della pianta monumentale Avez del Prinzep, abbattuto dal vento, ha finanziato l’opera del Drago Vaia) stamane Corradi ha lanciato una raccolta fondi on line per rifare l’opera e che ha già raccolto oltre dieci mila euro in poche ore.
“Che sia stato per una foto artistica o per atto doloso – spiega Corradi nell’appello – è in ogni caso stupidità umana dettata dall’ego. Incapacità di apprezzare stando fermi ed in silenzio. In questi tre anni ho visto persone arrampicarsi, rovinarlo ma mai avrei pensato si arrivasse a tanto”. “Non vogliamo darla vinta a chi ha fatto questo – continua il sindaco -, dobbiamo ripartire più forti di prima. Come la caduta dell`Avez ha permesso di costruire il drago e avviare il progetto Anima (un violino realizzato con i resti dell’albero monumentale, n.d.r.), questo evento catastrofico sarà un ripartenza, una rinascita”.
Ascolta “Marco Martalar e le sue creature in legno di Vaia” su Spreaker.
Sul fronte delle indagini, al momento non ci sono novità. La natura dolosa è altamente probabile, data l’ora e il luogo: opera di vandali che hanno pensato così di divertirsi, o forse di qualcuno del luogo che mal ha digerito la quantità di turisti arrivati sul posto ogni giorno? O ancora, le conseguenze di una disattenzione tecnica, dato che poche ore prima, all’alba, si era tenuto sullo spiazzo un concerto? Tutte domande che dovranno trovare risposta nelle indagini dei carabinieri, coordinati dalla Procura di Trento.
Di sicuro il drago, opera di land art destinata a consumarsi nel tempo ma che col suo fascino e la sua “anima” che ha fatto conoscere Lavarone nel mondo, difficilmente verrà ricostruito così come era: era unica, come unici erano i pezzi di alberi spezzati da Vaia usati per costruirla.
Le reazioni di Zaia, Variati e Nardin
“Quanto miserabile dev’essere chi distrugge un’opera-simbolo com’era questo Drago” ha commentato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. “Un lavoro immenso, durato mesi, creando il drago in legno più grande del mondo, alto sei metri e lungo sette, con tremila viti e duemila scarti di arbusti per realizzarlo. A chi l’ha distrutto dico solo una cosa: vergognati.
“Una notizia orribile, un gesto vergognoso – l’ha definito l’eurodeputato vicentino del Pd Achille Variati -. È un gesto che ci fa soffrire perché l’opera non era solo bella, e amata da escursionisti e turisti, ma anche profondamente significativa. Realizzata con i residui degli alberi abbattuti dalla furia della tempesta, era un monito sulle conseguenze dei cambiamenti climatici e insieme un simbolo di speranza e rinascita: anche dalla distruzione può nascere la bellezza. Per questo penso che, se tecnicamente possibile, la dovremo ricostruire immediatamente: perché la nostra montagna non si arrende. Tanto meno agli imbecilli”.
“Può bruciare un’opera, ma non può di certo bruciare ciò che rappresenta”, afferma invece il presidente della Provincia di Vicenza Andrea Nardin, incredulo e amareggiato alla notizia del rogo. “Il Drago Vaia non era semplicemente un’opera straordinaria, il drago in legno più grande del mondo, in una posizione suggestiva e meta di migliaia di turisti. Il Drago Vaia era simbolo della rinascita, di una montagna che ha sofferto la violenza di una tempesta ma ha saputo con tenacia tornare a vivere. Per questo la sua distruzione fa ancor più male. E denota ancor più la pochezza di chi ha innescato il rogo, se di incendio doloso si tratta. A Martalar e al sindaco di Lavarone esprimo la mia vicinanza e quella della comunità vicentina. La prima reazione non può che essere la rabbia, ma già entrambi hanno fatto sapere di non darsi per vinti e con questo spirito sono certo che torneranno a ripensare al luogo che ospitava il Drago Vaia. Voglio far sapere loro che possono contare sul nostro sostegno”.