“Pedala con il cuore”: Santacatterina presenta il libro tra i reparti dove fu salvato
Emozioni e riflessioni tutt’altro che scontate per la presentazione del libro di Gianluca Santacatterina ‘Pedala con il cuore’, presentato proprio in questi giorni all’Ospedale di Santorso in quel reparto di Cardiologia che gli ha letteralmente salvato l’esistenza. Un libro sulla vita dell’imprenditore che lo scorso 3 maggio è partito dall’arena di Verona per un viaggio in bici in solitaria a raccogliere fondi, una vita cambiata dopo aver scoperto una patologia al cuore quasi per caso.
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“Un grande sportivo salvato da un’operazione al cuore che diventa testimonial della prevenzione. È la storia di Gianluca Santacatterina, che ho conosciuto a Lonigo grazie all’Artica, ciclostorica dei Colli Berici. Ad uno stand della Città della Speranza raccoglieva fondi per le attività della Fondazione, lui che è stato salvato da un intervento al cuore, all’Ospedale Santorso”, queste le parole di Marco Zecchinato, consigliere regionale dell’Intergruppo Lega – Liga Veneta “Adesso, in sella alla sua bicicletta, gira l’Italia, per portare messaggi sull’importanza della prevenzione delle malattie cardiache. Un messaggero di prevenzione – prosegue Zecchinato – sulle due ruote che ha pubblicato un libro sulla sua vita e avventure. Un volume che vuol essere anche un ringraziamento alla sanità veneta, esempio di eccellenza a livello nazionale. Le sue storie, i suoi viaggi, adesso sono raccolte in ‘Pedala con il cuore’, scritto con Vittorio Zirkstein e presentato all’Ospedale Santorso, assieme al dottor Antonio di Caprio e al dottor Giovanni Morani, rispettivamente Direttore Sanitario dell’Ulss 7 e Direttore della Cardiologia del Santorso”.
Da Schio a Ostuni in bici (e pacemaker): la sfida solidale di Gianluca
Una procedura complessa quella messa in campo per salvare Gianluca, per la quale la Cardiologia dell’ospedale di Santorso può vantare una significativa esperienza: “In un anno impiantiamo circa 300 pacemaker ed effettuiamo un centinaio di ablazioni – spiega il dott. Giovanni Morani – ma se sul piano clinico il buon esito della procedura non stupisce, ciò che rende importante questo libro e la storia di Santacatterina è il messaggio di cui è portatore, ovvero l’importanza di elaborare la malattia senza considerarla limitante per la qualità di vita. Certo il paziente ha dovuto rinunciare alla corsa, la sua grande passione, ma ha “scoperto” la bicicletta. Normalmente dopo l’impianto di un pacemaker già dopo un mese è possibile riprendere una moderata attività fisica, ma poiché il pacemaker rimane visibile, anche se rappresenta la cura per molti pazienti diventa una sorta di promemoria della malattia, tanto che continuano a sentirsi ‘malati’ e alcuni impiegano anche un anno per riprendersi psicologicamente e trovare un nuovo equilibrio”.
Un messaggio importante sul valore della prevenzione ad ogni età: senza dimenticare che per chi nella ‘fortuna’ di poter accedere a cure e servizi di qualità ritorna alla sua vita normale, c’è chi al contrario questa opzione non ce l’ha. E soprattutto a questi si rivolge Santacatterina col suo messaggio solidale e positivo.