Medio Oriente, raid su Gaza e in Cisgiordania. Tensione Israele-Onu: negati i visti ai funzionari
Mentre si avvicina l’offensiva di terra di Israele, continuano i raid in risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Sono drammatici i numeri comunicati dall’Unicef: 2360 i bambini morti a Gaza in 18 giorni. Solo nelle ultime 24 ore sono stati 704 i palestinesi, di cui 305 minori, uccisi negli attacchi israeliani sulla Striscia. Si tratta del più alto numero di morti in un giorno dall’inizio delle ostilità.
Tre persone sono state uccise e molte altre ferite in un attacco israeliano vicino al campo profughi di Jenin in Cisgiordania. Nella notte Tel Aviv ha anche attaccato alcune infrastrutture militari siriane. E due razzi provenienti dal Libano hanno tranciato un cavo elettrico, causando interruzioni di corrente alle alture del Golan. Le forze israeliane hanno aperto il fuoco in risposta.
L’esercito di Tel Aviv fa intanto sapere che le forze navali dell’Idf hanno individuato e sventato un tentativo di infiltrazione via mare da parte di una cellula terroristica di Hamas. Stando ai media israeliani, si tratterebbe della “più importante tentata infiltrazione dalle stragi del 7 ottobre nei kibbutz di frontiera”. Secondo fonti locali, il gruppo di incursori era formato da una dozzina di “uomini-rana”: quattro sono stati uccisi, gli altri sarebbero ancora ricercati. “Al momento – rassicurano fonti dell’esercito – non vi è alcun rischio immediato di ulteriori infiltrazioni”.
Non accenna a spegnersi lo scontro diplomatico tra il governo di Israele e Antonio Guterres. L’ambasciatore israeliano all’Onu Erdan fa sapere che il suo Paese negherà il visto di ingresso a funzionari delle Nazioni Unite dopo l’intervento di ieri del segretario generale contestato da Israele. Guterres, in apertura della riunione speciale del Consiglio di sicurezza dedicato alla crisi in Medio Oriente, dopo aver chiesto un cessate il fuoco immediato, ha anche affermato che gli attacchi di Hamas “non sono arrivati dal nulla” e che “il popolo palestinese è stato soggetto a 56 anni di soffocante occupazione. In risposta, Israele ha chiesto le sue dimissioni. E il ministro degli Esteri Eli Cohen ha rifiutato di incontrarlo a New York.