Evasione fiscale e traffico di rifiuti plastici: “ballano” 33 milioni. Diversi i prestanome
Otto avvisi d’indagine conclusa sono stati notificati ad altrettanti soggetti coinvolti in attività criminali di stampo mafioso dalla Guardia di Finanza di Vicenza. Ad ordinarli è stata ieri la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Venezia. Si tratta di persone che sarebbero tutte dedite al malaffare con diversi gradi di coinvolgimento, imprenditori veneti e di origini campane così come dei cittadini utilizzati come “prestanome”.
L’ambito è quello del traffico di rifiuti, trasferimenti di somme di denaro “nero” ed evasione fiscale. Stimati in 33 milioni i flussi messi sotto la lente d’ingrandimento, risorse occultate in ipotese all’erario. L’operazione era iniziata nei mesi scorsi su intervento della Polizia di Stato, con investigazioni affidata alla Squadra Mobile berica, coordinata dalla Questura.
Le modalità mafiose sono giustificate, come si legge nella nota stampa riservata ai media, dalla struttura emersa in relazione alla composizione di un gruppo criminale organizzato. Le indagini dirette dalla Procura distrettuale di Venezia hanno portato finanzieri e poliziotti all’individuazione di una società di Montebello Vicentino (con sede operativa a Gambellara), formalmente operante nel settore del commercio di accessori per capi di abbigliamento, oggi rappresentata da un uomo di origini campane: si tratta però di un pluripregiudicato per reati di varia natura.
Durante le indagini sono stati sequestrati, in un capannone industriale riconducibile alla predetta società, 410 bancali di materiale chimico solido, per un peso lordo complessivo di 587 tonnellate (potenzialmente pericolosi per il materiale tossico), due macchinari utilizzati per la triturazione della plastica. In particolare, è emerso che la totalità del rifiuto plastico, proveniente da una ditta con sede a Schio, esercente l’attività di raccolta di rifiuti solidi non pericolosi, invece di essere smaltita giaceva presso la sede operativa di Gambellara.
Le ipotesi di reato nei confronti degli 8 indagati consistono in attività di gestione di rifiuti non autorizzata, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri e dei formulari. A questo va aggiunto il meccanismo di frode alo Stato per i riscontri su fatture per operazioni inesistenti per oltre 33 milioni di euro e un’evasione dell’Iva per oltre 7 milioni di euro. Nominativi delle persone coinvolte nell’inchiesta della Dda di Venezia e denominazione della ditta non sono per ora disponibili – per il principio della presunzione d’innocenza in quanto solo indagati . , ma saranno rivelate nelle prossime ore dopo il deposito in Procura delle “carte” dell’inchiesta, in vista del procedimento di giustizia.