In Italia aumenta la povertà sanitaria
Oggi sciopero nazionale di 24 ore dei medici, dirigenti sanitari e degli infermieri: a rischio tutti i servizi, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici, le visite specialistiche e gli esami radiografici. Saranno comunque garantite le prestazioni d’urgenza. I primi dati sull’adesione allo sciopero di oggi danno percentuali fino all’85%. “Siamo consapevoli di aver creato disagi ai cittadini, ma siamo assolutamente convinti che grazie a queste iniziative si possano porre le basi per migliori servizi per quanti usufruiscono del servizio pubblico”, dicono le sigle organizzatrici.
E proprio oggi esco i dati dell’11esimo rapporto “Donare per curare – Povertà sanitaria e donazione farmaci” promosso da Banco Farmaceutico e Aifa: quest’anno in Italia quasi 430mila persone si sono trovate in condizioni di povertà sanitaria e hanno dovuto chiedere aiuto a una delle realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure. Un dato che è aumentato del 10% rispetto allo scorso anno, quando le persone in situazioni di povertà sanitaria erano state 386mila.
Mentre la spesa farmaceutica delle famiglie aumenta, la quota a carico del Servizio sanitario nazionale diminuisce. Rispetto al 2022 tutte le famiglie, non solo quelle povere, hanno pagato di tasca propria 704 milioni di euro in più (+7,6%). I dati si riferiscono non solo al pagamento del farmaco ma anche del ticket. “Quest’anno – ha dichiarato Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Ets – ci preme sottolineare che tante persone in condizioni di povertà non riescono ad accedere alle cure non solo perché non hanno risorse economiche, ma anche perché, spesso, non hanno neppure il medico di base, non conoscono i propri diritti in materia di salute, o non hanno una rete di relazioni e di amicizie che li aiuti a districarsi tra l’offerta dei servizi sanitari”.
Si conferma dunque la relazione circolare tra povertà di reddito e povertà di salute. Sempre più persone rinunciano ad effettuare visite specialistiche. “Senza gli enti del Terzo settore e, in particolare, senza le migliaia di istituzioni non profit, di volontari e di lavoratori che si prendono cura dei malati – ha aggiunto Daniotti – non solo il Servizio Sanitario Nazionale sarebbe meno sostenibile, ma il nostro Paese sarebbe umanamente e spiritualmente più povero”.