Svolta al Consiglio Europeo: ok all’apertura dei negoziati per l’adesione di Ucraina e Moldavia
Svolta al Consiglio Europeo dove è arrivato l’ok all’apertura dei negoziati per l’adesione di Ucraina e Moldavia. Inoltre, ha concesso lo status di Paese candidato alla Georgia. L’UE avvierà inoltre i negoziati con la Bosnia-Erzegovina una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione e ha invitato la Commissione a riferire entro marzo per prendere una tale decisione.
I due leader di Ucraina e Moldavia si congratulano a vicenda: “Ho appena parlato con Maia Sandu. Ci siamo congratulati a vicenda per la decisione odierna del Consiglio Europeo di aprire i negoziati di adesione alla Ue con Ucraina e Moldavia. Questa è la nostra vittoria comune e continuiamo a muoverci insieme verso la Ue” ha fatto Volodymyr Zelensky a cui, sono arrivate anche le congratulazioni del premier spagnolo Pedro Sánchez.
Decisamente contrariato il premier Ungherese Viktor Orban: “L’adesione dell’Ucraina all’Ue è una decisione sbagliata”. “L’Ungheria non vuole far parte di questa decisione sbagliata!” ha fatto sapere via Facebook. “La posizione dell’Ungheria è chiara: avviare i negoziati con l’Ucraina in queste circostanze è una decisione del tutto insensata, irrazionale e sbagliata, e l’Ungheria non cambierà la sua posizione”, afferma. “D’altra parte – ha aggiunto Orban – altri 26 paesi hanno insistito affinché questa decisione fosse presa. Per questo l’Ungheria ha deciso che se i 26 decideranno di farlo, dovranno andare per la loro strada”.
A Bruxelles tanti i temi caldi sul tavolo della due giorni di Consiglio, tra cui proprio l’allargamento dei confini europei verso i Balcani e l’avvio di alcuni negoziati di adesione. Il presidente Charles Michel su X ha infatti sottolineato che “L’Ue aprirà i negoziati con la Bosnia-Erzegovina una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione e ha invitato la Commissione a riferire entro marzo in vista di tale decisione”.
Durante il vertice si discute anche di modifiche al bilancio comune, con Roma che chiede più risorse per migrazione e competitività e di un nuovo stanziamento di fondi, per 50 miliardi di euro, proprio all’Ucraina.
Poi c’è la spinosa questione del Patto di stabilità: l’Italia con la premier Meloni si è detta pronta anche al veto, pur di evitare che prenda forma un compromesso considerato troppo penalizzante per i Paesi con un debito elevato.