Dall’amore per l’arte alla scrittura: la storia e il nuovo romanzo di Valentina Casarotto
Per fare il mestiere, direbbe Fabrizio De André, ci vuole anche un po’ di vocazione. A volte però questa, per quanto presente, non conduce automaticamente a una vera e propria professione. La storia di Valentina Casarotto è un buon esempio a tal proposito. Ospite della rubrica “Parlami di Te” di Radio Eco Vicentino, la docente e scrittrice ha ricostruito il percorso professionale e di vita che l’ha condotta a queste due attività, sulla scia dell’amore per l’arte.
Valentina Casarotto, vicentina con un lavoro da insegnante di storia dell’arte, si è distinta presto come una bambina precoce. “Ho cominciato a parlare a nove mesi”, racconta. “Ho avuto delle fortune altalenanti con la scuola, nel senso che avevo una maestra con metodi un po’ ‘nazisti’. Poi però ho avuto dei bravi professori alle scuole medie e poi all’università. Per cui la mia voglia di studiare è fiorita. Sono un topo d’archivio”.
Ascolta “Valentina Casarotto, dall’amore per l’arte alla scrittura” su Spreaker.Diplomata magistrale presso il liceo “Don Giuseppe Fogazzaro” di Vicenza, Valentina si è poi laureata in Conservazione dei Beni Culturali a Udine, dove ha anche ottenuto la specializzazione post-laurea e un dottorato in storia dell’arte. Fin da subito, quindi, è stata consapevole che la storia dell’arte era ciò che le piaceva. Tuttavia, racconta in radio, “sono arrivata all’insegnamento tardi: ho fatto tanti lavori prima, sono una prof atipica”. Ha infatti lavorato alle Poste, per poi passare ad uno studio di consulenza del lavoro. Quindi è approdata, per sette anni, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, per arrivare infine all’insegnamento.
Oggi, insegna al liceo classico “Tito Lucrezio Caro” di Cittadella. “I ragazzi bisogna saperli prendere. Se tu li porti, con il linguaggio di adesso, a capire cosa volessero dire le opere d’arte nel loro tempo, diventa una cosa interessante. Bisogna passeggiare dentro ai dipinti, come diceva Renoir”. Valentina Casarotto collabora anche con la casa editrice Zanichelli: “Ho cominciato nel 2010 con dei progetti di didattica che abbinavano l’apprendimento dell’uso delle lavagne digitali a quello degli strumenti della casa editrice. Quindi io ero, per così dire, un’ambasciatrice della Zanichelli. Ho girato abbastanza l’Italia”.
Per lo stesso editore, attualmente, si occupa di redigere articoli specifici, pubblicati ogni tre mesi. Tuttavia, come si diceva all’inizio, Valentina è anche una scrittrice. Il suo primo libro, ambientato agli inizi del Settecento, è nato in seguito all’esperienza presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia: “Davanti ai ritratti a pastello di Rosalba Carriera mi è venuta l’ispirazione. Ho scritto il prologo e poi ho iniziato a pensare di scrivere un romanzo, sorretta dagli amici. C’è un gran lavoro di ricerca e di tessitura tra i vari studi critici. Si deve ricreare un ambiente che non c’è più”. Il suo nuovo libro, Diva d’acciaio, si connota invece come una spy story, ed è incentrato sulla figura della pittrice polacca Tamara de Lempicka.
“Lei era un personaggio fuori dalle righe, – dice Valentina – avventuriera e spregiudicata. La sua vita è un romanzo, io l’ho soltanto raccontato”. Nel libro una giornalista realmente esistita (alla quale Valentina ha cambiato il nome) è incaricata di ripercorrere le tappe della vita di questa pittrice. Una spy story perché, quando Tamara chiede di poter entrare negli Stati Uniti nel 1939, gli apparati americani la credono una spia russa. La ricerca della giornalista, quindi, serve a fugare ogni sospetto sulla pittrice. Un racconto che si configura anche come un giro per l’Europa in un periodo durante il quale si profilano all’orizzonte le nubi della Seconda guerra mondiale.
A chi è consigliato “Diva d’acciaio”? “A coloro a cui piacciono i romanzi storici, ma anche a tutti coloro a cui piace il noir, le spy story e a chi ha voglia di leggere qualcosa sul femminile: in sottotraccia ci sono tutte le conquiste femminili negli anni Venti e Trenta”.
Gabriele Silvestri