Sanremo è finito e domani è comunque lunedì: salviamo la musica, lasciamo perdere il razzismo
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Prima che la Repubblica fondata su Sanremo torni alla normale routine di un comune lunedì mattina con gli stessi problemi di una settimana fa, alcune riflessioni fluttuano desiderose di trovare consistenza.
Punto uno. Chi vince? I cantanti che vincono sono sempre i più bravi? (Per bravi intendiamo intonati, presenza scenica, bel testo e chi più ne ha più ne metta).
Risposta: probabilmente no.
Come mi ha ribadito il nostro buon direttore di Radio Eco Vicentino, Gianni Manuel, nell’intervista di ieri, la vittoria che pesa non è quella sancita sul palco ma piuttosto quella delle prossime settimane alla radio e sulle piattaforme di ascolto. Se non passi lì, bella la statuetta, ma fine della storia.
Punto due. Il voto. Prima si capisce che il fenomeno Sanremo è ormai un grande show social, prima si avrà chiaro il perché un Geolier che certo non può paragonarsi per voce a Bocelli, ottenga comunque riscontri clamorosi. Col vantaggio di essere padre di un adolescente, vi basterà infatti chiedere ai giovani per comprendere quanto sia conosciuto e spopoli in rete da un bel po’. E chi vota e più di tutti diffonde nei social? Soprattutto i giovani. Touché!
Punto 3: la variabile emotiva. “La Mango ha vinto per suo papà”: io l’ho letto duemila volte. Peccato che il grande Pino sia andato avanti da dieci anni almeno e difficilmente la può raccomandare da quella posizione. Se però diciamo che tutti – giurie di qualità in primis – ci siamo commossi pensando a lei che segue le orme di un padre perso troppo presto, beh, diciamo il vero. Ma sa cantare: piace, non piace, per carità. Ma sa cantare.
Punto 4. Il razzismo. E torniamo su Geolier. Questa storia del razzismo contro Napoli è davvero brutta specie se a sostenerla non c’è solo un signor Mario qualsiasi, ma pure qualche triste giornaletto che deve campare di espedienti e di odio da click. Tipo col revival del nord contro il sud.
Vero è che, come asserito dal noto scrittore Jonathan Bazzi, “Geolier è il primo a puntare su un fanatismo identitario, dunque incondizionato. Dice di essere lì solo per Napoli, grazie a Napoli, in quanto napoletano”. E poi il voto con più sim e via su questa strada del “un po’ troppo”.
Ma i fischi alla proclamazione di Geolier non erano per Geolier in quanto tale: molti artisti avevano semplicemente offerto esibizioni oggettivamente migliori. Il resto è fuffa per montare il caso del giorno. E non tocchiamo Napoli che è una perla.
Punto 5. Io non guardo Sanremo. Perché ascolto musica “colta”, perché devo distinguermi, perché solo le sinfonie delle popolazioni mongole del deserto dei Gobi sono vera musica, perché.e che palle! Ne ho lette di ogni: io invece sono un mediocre, l’ho guardato ogni sera finché ad una certa il sonno aveva la meglio e ho pure apprezzato qualche brano.
Avrei votato per Annalisa e i Santi Francesi, ma mi è piaciuta anche l’energia della Berté.
Domani è lunedì. L’ennesimo lunedì. Però io Sanremo me lo sono gustato. Con i suoi alti e i suoi bassi. Un po’ trash e un po’ elegante. Con momenti di noia alternati a vibrazioni positive.
E con la musica, che è sempre qualcosa di speciale.
Comunque, respiro profondo: è un festival, non la vita.
Buona domenica pomeriggio e non pensate troppo al lunedì.