L’addio a Stefano Gheller, Pizziol: “Ci ha fatto riflettere sulla vita, la sofferenza e la morte”
E’ stato celebrato dal vescovo emerito di Vicenza, Beniamino Pizziol, questa mattina, 26 febbraio, nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe di Cassola, il funerale di Stefano Gheller, portavoce veneto del diritto alla scelta del fine vita.
Gheller, che aveva 51 anni e a cui era stata diagnosticata a 15 una grave forma di distrofia muscolare, aveva ottenuto nel 2022 l’autorizzazione al suicidio medicalmente assistito da parte dell’Ulss 7 Pedemontana. Da anni viveva in carrozzina, attaccato 24 ore su 24 ad un respiratore ed è morto all’ospedale di Bassano il 22 febbraio per una patologia che si è aggiunta a quelle a cui già doveva far fronte. Una morte, al di là del suicidio assistito a cui non si è dato seguito, per la quale aveva comunque lasciato le disposizione anticipate di trattamento, il cosiddetto testamento biologico che consente alle persone di scegliere prima fino a che punto debbano spingersi le attività sanitarie quando non c’è speranza di recupero.
In chiesa a Cassola stamane c’erano il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha condiviso la battaglia di Gheller, l’assessora veneta alla sanità Manuela Lanzarin, i sindaci del territorio e Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni, che ha sostenuto la battaglia sul fine vita di Gheller.
Il vescovo emerito Beniamino nell’omelia ha ricordato come dal 2019 Gheller avesse deciso di uscire dalla sua riservatezza “per rendere pubblica e manifesta la sua malattia, pensando alle numerose altre persone che, in modi diversi, vivevano situazioni simili”.
Fu da quella decisione che fra Pizziol e Gheller iniziò quella che il celebrante ha definito “la nostra amicizia, i nostri incontri e il nostro dialogo, improntati sul rispetto reciproco, nonostante una visione diversa sul senso del dolore e della morte”.
“Sul senso della vita – ha detto il vescovo emerito – c’era grande consonanza. Stefano amava la vita, era circondato da tanti amici, con i quali amava trascorrere del tempo all’aria aperta, e anche attraverso il computer, che sapeva usare con destrezza, riusciva a dialogare con tante persone, confidare i suoi progetti, i suoi sogni e anche le sue delusioni. La sua casa era diventata un luogo di incontri, di riflessioni e di confronto. Lo hanno visitato persone del mondo religioso, politico, sanitario, civile, associativo. Gli ho fatto visita più volte, ma la visita che più mi è rimasta impressa è quella compiuta insieme ad altri tre vescovi della Conferenza Episcopale del Triveneto. Abbiamo ascoltato quanto Stefano aveva messo per iscritto e che ci aveva pregato di consegnare a Papa Francesco. Abbiamo dialogato in sincerità di cuore e di mente. In questi anni Stefano, con i suoi interventi, ci ha sollecitati a riflettere sul senso della vita, della sofferenza, della morte“.
“In questo momento – ha detto ancora Pizziol – sento di ringraziare tutti coloro che si sono fermati, che hanno trovato il tempo, i modi per farsi vicini al nostro amico Stefano. C’è stata una notevole convergenza di persone, a partire dalla sorella Cristina, dalla collaboratrice familiare, i condomini, i parroci della comunità cristiana, gli amici e poi i responsabili dell’amministrazione comunale, della Regione, dell’Ulss pedemontana, delle associazioni e del volontariato”.
“Stefano ci ha lasciati fisicamente – ha commentato stamane Luca Zaia a margine della cerimonia funebre – ma resta la lezione che ci ha trasmesso col suo impegno, da grande sostenitore delle libertà e da profondo innamorato della vita. Stefano non ha fatto politica, si è occupato della libertà, da persona che era prigioniera del suo corpo.Nel nostro primo incontro mi ha parlato di investire risorse per creare in Veneto le spiagge per disabili gravi. E ricordo anche quando gli ho dato una mano per cambiare l’auto con la quale amava muoversi, in una costante ricerca di conoscenza e libertà.Era un ragazzo intelligentissimo, che io non dimenticherò mai. Le sue battaglie per il diritto di scegliere, fino alla fine, porteranno avanti la sua memoria”.