Il figlio gioca a calcio, il papà ai domiciliari per pedopornografia va a vederlo: nuovo arresto
Si può obiettare che il fine di un’azione comunque vietata fosse lodevole: andare a vedere e sostenere il figlio che giocava con i suoi compagni di squadra una partita di calcio. Però, su un piano diverso, quello di interesse pubblico e di giustizia, un papà vicentino ieri ha trasgredito ad un ordine imperativo, quello di rimanere agli arresti domiciliari compiendo un reato assimilabile all’evasione. Con l’aggravante, andando più nel profondo delle vicenda che lo riguarda, di trovarsi in questo regime di custodia cautelare in quanto indagato per possesso di materiale pedopornografico, persona obbligata a non frequentare dei minori.
Dettagli ulteriori su categoria di campionato, squadra di appartenenza e fascia d’età – e in aggiunta sull’impianto dove sono stati costretti domenica nel pomeriggio a intervenire gli agenti della Questura – in questa sede vengono volontariamente omessi, a tutela della riservatezza dei familiari dell’uomo he ha contravvenuto all’obbligo dei domiciliari.
Dalla Questura berica è stato reso noto stamattina che non si è trattato di un controllo ad personam, ma che la presenza di un equipaggio di polizia in servizio presso l’impianto sportivo ha riconosciuto visivamente il soggetto sugli spalti, procedendo a una verifica sul suo status nella banca dati digitale. Da cui è emersa la misura di limitazione della libertà ancora in corso, procedendo poi con l’accompagnamento negli uffici di via Mazzini, senza turbare lo svolgimento dell’incontro sportivo.
La gravità del reato di cui è accusato, infatti, come spiega una nota in merito da parte del questore Dario Sallustio, impone una richiesta formale di autorizzazione al giudice da parte della persona in stato di detenzione ai domiciliari, che si è presa in questo caso una “finestra” di libertà non permessa dalla legge italiana. A nulla vale, quindi, se non come eventuale attenuante, la volontà di un padre di seguire il proprio figlio.
Modalità ben note, comunque, anche al protagonista della vicenda al quale il giudice che ha valutato l’ episodio di domenica ha in parte “perdonato” l’atto illecito, confermando il regime di custodi degli arresti domiciliari anziché disporre la conduzione coatta in una cella in carcere come più ferrea alternativa.