Vaticano: “Maternità surrogata diventi delitto universale, teoria gender pericolosissima”
No all’aborto. No all’eutanasia e al suicidio assistito. No alla maternità surrogata “delitto universale”. E no alla “pericolosissima” teoria del gender. La Chiesa prende ufficialmente posizione su alcune delle “gravi violazioni della dignità umana” nel “Dignitas infinita”, documento del Dicastero per la dottrina della fede, pubblicato oggi, e presentato presentato in Vaticano dal cardinale prefetto Víctor Manuel Fernández, che ne è anche il firmatario. E per la cui stesura ci sono voluti ben cinque anni di lavoro. Un elenco che comprende anche altre altrettanto gravi violazioni: il dramma della povertà, la guerra, il travaglio dei migranti, la tratta delle persone, gli abusi sessuali, le violenze contro le donne e lo scarto dei diversamente abili.
“La Chiesa prende posizione contro la pratica della maternità surrogata attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto” si legge nel documento dell’ex Sant’Uffizio che cita Papa Francesco: “Ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio”. “Auspico pertanto – prosegue il Pontefice – un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica”. Il testo sottolinea come la maternità surrogata violi sia la dignità del bambino che quella della donna. Su tale tema la Camera aveva dato a luglio il via libera alla legge sul reato universale.
Per quanto riguarda il gender, il Dicastero per la Dottrina della Fede, dopo aver ribadito che vanno condannate le discriminazioni e le violenze nei confronti delle persone omosessuali, avverte che la teoria del gender, “è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali”.
La dichiarazione denuncia poi un tentativo subdolo di far passare l’eutanasia e il suicidio assistito come “coerenti con il rispetto della dignità della persona umana”. “Aiutare il suicida a togliersi la vita – si legge nel Dignitas infinita – è un’oggettiva offesa contro la dignità della persona che lo chiede anche se si compisse così un suo desiderio”. Perché “la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”.
Spazio, nella dichiarazione, anche alla condanna della violenza digitale. Il documento mette in guardia soprattutto dalle “nuove forme di violenza che si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo”.