Condannato per omicidio stradale: 71enne di Conco investì un ciclista quasi 7 anni fa
Dopo la sentenza di un giudice del Tribunale di Vicenza in Corte d’Appello è scattato l’ordine di esecuzione di arresto e custodia in carcere per un 71enne altopianese, residente a Lusiana-Conco, e condannato a 2 anni e 2 mesi di reclusione per omicidio stradale. Si tratta di Luigi Pozza, unico imputato nel processo. Si tratta per il territorio del Vicentino di una delle prime pene definitive da scontare (ai domiciliari) per un soggetto riconosciuto colpevole, dall’introduzione del reato nel codice penale nel 2016.
L’incidente mortale, invece, in cui perse la vita un ciclista amatoriale padovano, risale al 22 maggio 2017. A perdere la vita fu Roberto Brotto, proprio sulle strade del Comune locale – a Conco – di residenza dell’investitore, un lunedì mattina. A quasi sette anni dal tragico evento, giunge solo ora l’epilogo sul fronte giudiziario.
Lo sportivo stava pedalando in direzione di Lusiana, quando avvenne l’impatto tra l’auto furgonata dell’oggi 71enne e la bicicletta del cinquantenne padovano (viveva a Cittadella, di professione dirigente in ambito sanitario), stando alla ricostruzione degli inquirenti riguardo l’evento mortale. Il corpo del ciclista fu trovato a distanza di parecchie ore, lontano una decina di metri dalla strada, nella boscaglia sottostante: chi lo avesse investito quel giorno non si era fermato a prestargli soccorso. E non poteva non essersene accorto, sempre secondo le risultanze d’indagine, visto il tratto di strada rettilineo e altri accertamenti posti allora. I Carabinieri locali arrivarono a individuare il presunto responsabile in seguito, grazie alle indagini-lampo attivate. Arrestato due giorni dopo mentre si recava in caserma.
Il cadavere di Brotto, dopo le ricerche attivata al suo mancato rientro per il pranzo come era da accordi in famiglia, fu ritrovato solo il giorno dopo in località Val Ceccona, dopo una notte di ricerche. Fu accertato che dopo l’impatto tra bicicletta e automobile condotta da ignoti il corpo dello sportivo fu sbalzato per una decina di metri, cadendo in un dirupo che ne rendeva impossibile l’individuazione dal piano stradale. L’affermato manager impiegato nell’Ulss 6 Euganea con la passione per i pedali fu falciato e fu soccorso da un pirata della strada in quelle prime ore, e probabilmente morì sul colpo (fu disposta l’autopsia).
L’articolata attività di indagine da parte dei militari dell’arma (che si è condotta attraverso i rilievi planimetrici, sequestri della vettura del conducente e della bici con i danni evidenti da urto, l’escussione di una pluralità di persone e l’esame delle immagini di videosorveglianza disponibili lungo il tragitto) aveva consentito di chiudere il cerchio intorno al lusianese, che subito non si era costituito, presentandosi solo in seguito dopo che ormai si era prossimi alla sua identificazione. Il ritrovamento di un pezzo di specchietto di un’auto e della bici, ore prima dell’individuazione del corpo nella boscaglia, furono decisivi.
Omicidio stradale con l’aggravante della fuga l’accusa nei confronti dell’allora 64enne, al quale viene concessa l’espiazione della pena in regime di detenzione agli arresti domiciliari. Dunque in casa sua, a poca distanza dallo scenario del dramma.