Israele accelera su Rafah. Hamas: “Tregua in cambio dello Stato palestinese indipendente”
Israele accelera sull’ingresso a Rafah, nonostante il parere contrario degli Usa. Un alto funzionario politico di Hamas, Khalil al-Hayya, ha dichiarato all’Associated Press che il gruppo militante palestinese è pronto ad accettare una tregua di cinque anni o più con Israele e a deporre le armi per convertirsi in un partito politico se verrà istituito uno Stato palestinese indipendente lungo i confini precedenti al 1967. Al-Hayya ha aggiunto che Hamas vuole unirsi all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, guidata dalla fazione rivale Fatah, per formare un governo di coalizione per Gaza e la Cisgiordania, in cambio di “uno Stato palestinese pienamente sovrano in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza e il ritorno dei rifugiati palestinesi in conformità con le risoluzioni internazionali”.
Se ciò accadrà, ha detto al-Hayya, l’ala militare del gruppo si dissolverà. Il funzionario ha poi negato che sia in programma un trasferimento permanente del principale ufficio politico del gruppo, attualmente in Qatar, e ha ribadito che Hamas vuole che Doha continui a svolgere il suo ruolo di mediatore nei negoziati con Israele. Nel frattempo secondo la Tass, l’Egitto ha consegnato a Israele una proposta di Hamas per un cessate il fuoco della durata di un anno in cambio della sospensione degli attacchi alla forze israeliane.
Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, gestita da Hamas, ha aggiornato a 34.305 il numero delle vittime del conflitto con Israele. Il numeri comprendono almeno 43 morti nelle ultime 24 ore. Secondo la nota del ministero, 77.293 persone sono state ferite dall’inizio della guerra quando i militanti di Hamas hanno attaccato Israele il 7 ottobre.
Nel frattempo proseguono le proteste contro Israele. In Italia in occasione del 25 aprile, nelle numerosissime manifestazioni da Nord a Sud si inserisce anche il grido di “Palestina libera”. Centinaia i manifestanti a Milano, sit a Napoli davanti alla questura con manifestanti sdraiati a terra coperti da lenzuola bianche. Momenti di tensione si sono registrati a Verona per la presenza di bandiere esposte da gruppi di palestinesi durante la deposizione di una corona d’alloro sulla targa a ricordo del sacrificio di Rita Rosani, partigiana ebrea uccisa in una rappresaglia nel 1944 a Negrar (Verona). A Genova, striscioni antisionisti al corteo ufficiale.
Proseguono le proteste anche nei campus americani. A Los Angeles la polizia ha arrestato mercoledì sera 93 persone nel campus della University of Southern California per violazione di proprietà privata, durante le manifestazioni contro la situazione catastrofica a Gaza e la guerra di Israele contro Hamas. Almeno 34 persone , tra cui un fotoreporter, sono state invece fermate durante gli scontri tra polizia e manifestanti all’Università del Texas ad Austin. Centinaia di studenti hanno abbandonato le lezioni per protestare contro il conflitto a Gaza e chiedere all`università di disinvestire dalle aziende che producono macchinari utilizzati negli sforzi bellici di Israele.
Nasser Kanani: “l’opinione pubblica mondiale si è risvegliata ed è determinata a fermare i crimini di guerra nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania”. Il portavoce del ministro degli esteri iraniano, in riferimento alle proteste per la Palestina nelle università americane ha dichiarato: “L’opinione pubblica mondiale punta a consegnare i criminali ai tribunali internazionali competenti e assicurarli alla giustizia”.
L’ultima risoluzione del Parlamento europeo condanna però l’attacco dell’Iran contro Israele, avvenuto all’inizio di aprile, con 357 voti a favore e 20 contrari, e chiede l’imposizione di ulteriori sanzioni contro entità iraniane. Condannando anche gli attacchi di Hezbollah dal Libano e degli Houthi dallo Yemen, la risoluzione riconosce il ruolo di Teheran nella destabilizzazione del Medio Oriente attraverso la sua “rete di attori non statali”. La risoluzione approvata durante l’ultima sessione prima delle prossime elezioni europee ribadisce la richiesta di includere il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica nella lista delle organizzazioni terroristiche riconosciute dall’Unione e chiede che anche Hezbollah nella sua interezza venga aggiunto alla lista.