Massignan pedala oltre le vette. Addio “Angelo del Gavia”, il grimpeur azzurro al Tour
Si è spento nei giorni scorsi Imerio Massignan, ciclista vicentino professionista degli anni ’60 che tanti appassionati del secolo scorso ammiravano ancora “in bianco e nero” alla tv, immaginando i colori della maglia rosa al Giro d’Italia e quella maglia gialla al Tour de France indosso ai campioni internazionali dei pedali. Imerio Massignan, forse uno dei primi scalatori puri del suo genere tra gli italiani, vinse una tappa al Tour e per due volte si aggiudicò la classifica dedicata agli specialisti della montagna.
La sua carriera nel ciclismo iniziò da giovanissimo per quei tempi da poco più che ventenne e fu relativamente breve: 12 stagioni nel circuito prima del ritiro. E’ morto a 87 anni a Novi Ligure, dove risiedeva, ed era nativo di Altavilla Vicentina, cresciuto a Valmarana. Il suo soprannome di corsa era Gambasecca, nei giornali dell’epoca, per via dell’eterometria, una gamba più corta dell’altra. Ma è ricordato anche come l’Angelo del Gavia, per una tappa in cui in fuga tra i monti forò ben quattro volte, vedendosi sfuggire un’epica vittoria.
Massignan si ricorda come il giovane rivelazione del Giro d’Italia del 1959, quello del suo esordio assoluto (ne ha corsi dieci, giungendo sempre in fonfo). Giunse al traguardo finale al 5° posto nella generale, negli anni in cui era Anquetil il nome da battere, vincitore l’anno dopo in cui il ciclista vicentino migliorò di una posizione il piazzamento in rosa (4° posto). Al primo Tour della sua carriera, conquistò subito il trofeo degli scalatori e già un 10° nella classifica finale per l’Italia: un’edizione storica con doppietta italiana Nencini-Battistini, primo e secondo, oltre al premio speciale per Imerio come grimpeur. In Francia il suo miglior risultato nella generale fu il 4° posto nel 1961, ai piedi del podio e con una storica vittoria di tappa sui Pirenei nel bel mezzo di una bufera di neve, raggiunto invece nel Giro con il secondo posto l’anno successivo.
Con la Nazionale italiana ha partecipato a due Mondiali, sfiorando il podio ancora una volta, nell’edizione del 1960 in Germania nella corsa in linea. Fu 14° l’anno dopo in Svizzera, in una prima parte di carriera in cui è sempre rimasto tra i migliori corridori italiani che si facevano conoscere in tutta Europa. Dei problemi di salute seri solo in parte superati ne limitarono le prestazioni nella piena maturità agonistica, fin a ritiro dalle corse nel 1970, a soli 33 anni. Nel suo palmares tante partecipazioni alla Milano-Sanremo (sette) che certo non si addiceva alle sua caratteristiche di specialista delle pendenze e ben otto al Giro di Lombardia, con un 2° posto miglior risultato.
Negli anni dopo il ritiro Massignan ha costruito la sua famiglia, da persona normale, lontano dalle luci della ribalta. Si era stabilito in Piemonte, in provincia di Alessandria, a Silvano d’Orba senza mai scordare le origini vicentine di cui andava fiero, lavorando come posatore di pavimenti. Celebre una sua frase rilasciata in un’intervista ricordando firma il contratto con la scuderia Legnano: “guadagnavo ai tempi più di un operaio in fabbrica per andare in bici, ma facendo meno fatica di un operaio“. E’ mancato nella notte tra venerdì e sabato, all’ospedale di Novi, dopo una breve malattia (è stato colpito da un ictus), raggiungendo in cielo l’amata moglie Bice, ma lasciando nel lutto i due figli. Il funerale domani alle 15 nel paese piemontese dove viveva, e dove la salma sarà riposta.