Pedemonte, bufera sul centro di Casotto che ospita 25 profughi. “La struttura va chiusa”
Una lettera indirizzata alla prefettura di Vicenza per denunciare le condizioni di vita “inaccettabili” per i 25 profughi ospiti a Casotto, località nel territorio montano di Pedemonte, estremo nord della provincia. Si tratta di un gruppo di richiedenti asilo che, secondo la denuncia dell’associazione umanitaria “Senza Confini – Per la tutela dei migranti”, vivono in una situazione di “profondo disagio”. Necessari interventi urgenti di manutenzione dello stabile che ospita il gruppo e una rivisitazione delle modalità di impiego negli stage di lavoro, tra i punti dolenti toccati nella denuncia informale presentata all’ufficio immigrazione territoriale.
Destinatario indiretto degli ammonimenti sarebbe l’azienda Srl Casa Servizi con sede a Thiene – legata a Srl Dimensione Impresa secondo la nota riservata alla stampa -, che gestisce la struttura ubicata nell’alta valle dell’Astico, inserita in un contesto di appena un centinaio di abitanti. La situazione viene definita “critica”, citando una serie di punti da accertare: il riscaldamento dei locali (ritenuto insufficiente), la manutenzione dei servizi igienici, la quantità di cibo, l’effettiva operatività del corso di lingua italiana previsto dalle norme e, non ultima, le presunte carenze in tema di assistenza sanitaria “con perniciosi ritardi nelle prestazioni e vera lesione del diritto” secondo le accuse mosse dall’associazione con sede a Schio.
Richiesta infine la verifica delle condizioni di lavoro presso una lavanderia con sede a Carrè, che “sfrutterebbe”, a loro dire, gli immigrati africani ben oltre le ore di impiego consentite nel regime di stage per l’avviamento professionale, senza riservare loro per intero il compenso previsto. Accuse pesanti che potrebbero interessare l’ispettorato del lavoro qualora trovassero fondatezza.
“La struttura di Casotto va senz’altro chiusa – conclude il portavoce Marcello Limoli – e gli ospiti devono essere trasferiti. Sollecitiamo perciò un rapido e definitivo intervento di rimedio da parte della Prefettura e ci riserviamo in ogni caso le iniziative sia mediatiche sia legali più idonee. Ma al di là di tutto ciò, è lo stesso principio di collocare i richiedenti asilo in contesti isolati dove di fatto non esiste alcuna possibilità d’integrazione, e dove gli ospiti sono costretti all’isolamento e ad uno sterile ozio forzato che si rivela, e si è già rivelato in passato (vedi Pian delle Fugazze) fallimentare e discriminatorio”.
Dopo un sopralluogo precedentemente effettuato, l’effettivo stato di disagio sembrerebbe parzialmente ridimensionato ma la denuncia da parte di Senza Confini rimane forte, decisa e ciscostanziata. Nei prossimi giorni daremo spazio alla replica da parte degli enti privati incaricati della gestione della struttura.