Sanità, via libera alla riduzione delle liste d’attesa. Dubbi dalle Regioni
Il Consiglio dei ministri ha dato l’ok a due provvedimenti sulla sanità: uno è il decreto legge con “misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie” e l’altro è un disegno di legge con “misure di garanzia sulle prestazioni sanitarie”. Tra le misure principali del decreto legge ci sono un Cup unico regionale o infraregionale, il monitoraggio sulle liste d’attesa affidato all’Agenas, un ispettorato generale di controllo sull’assistenza sanitaria, fino all’introduzione di visite ed esami il sabato e la domenica.
Nel disegno di legge, composto da 14 articoli e che va a completare il dl, ci sono invece un registro nazionale delle segnalazioni dei cittadini sui disservizi, aumento delle tariffe orarie del 20% per il personale che dovrà prestare servizi aggiuntivi contro le liste d’attesa con una tassazione ridotta al 15%, 100 milioni di euro per avvalersi di specialisti ambulatoriali interni per recuperare le liste d’attesa, nessun taglio alle prestazioni ma classi di priorità indicate dal medico nella richiesta di visita o esami. La bozza del ddl prevede anche che le Regioni debbano assegnare ai direttori generali delle aziende sanitarie alcuni obiettivi annuali sulla riduzione delle liste d’attesa: il mancato raggiungimento può determinare la sospensione dall’elenco nazionale dei direttori per 12 mesi.
Anche gli specializzandi verranno chiamati per abbattere le liste d’attesa: si prevede infatti un maggior coinvolgimento dei giovani medici con incarichi fino a 10 ore settimanali. Confermate le misure di contrasto contro il fenomeno dei gettonisti: possibili assunzioni con contratti di lavoro autonomo.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci dichiara in conferenza stampa: “Non è più accettabile che in tante realtà ci siano liste chiuse, devono rimanere sempre aperte, il singolo professionista non deve fare più prestazioni in intramoenia che prestazioni pubbliche: da monitoraggi a campione risulta drammaticamente che si fanno anche 9 prestazioni nel pubblico rispetto a 90 in intramoenia. Dal primo gennaio 2025 sarà abolito il tetto di spesa per il personale sanitario” – ha sottolineato il ministro confermando inoltre l’estensione degli orari per le visite diagnostiche e specialistiche di sabato e domenica. “Andrà ricordato agli assistiti, due giorni lavorativi prima di effettuare la prestazione, l’appuntamento e verrà chiesta la conferma o la cancellazione della prenotazione diffusa anche da modalità da remoto. Questo sicuramente andrà a incidere soprattutto sulla gestione delle patologie cronico degenerative e sulle patologie oncologiche. E terrà conto anche di quanto avviene nei percorsi terapeutici assistenziali con dei percorsi dedicati”.
I dubbi delle Regioni. Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni e assessore alla Sanità in Emilia-Romagna, ha dichiarato: “Le Regioni hanno avuto il testo del decreto a poche ore dal Consiglio dei ministri e quindi significa che il nostro parere non si è ritenuto utile acquisirlo preventivamente. Quindi ci si risparmi almeno l’imbarazzo di dover smentire ogni riferimento alla concertazione con le Regioni. Ci riuniremo nei prossimi giorni e faremo pervenire le nostre proposte di modifica del decreto concordate in modo unanime”. Il nodo fondamentale è la definizione delle risorse.