Vicentini a fianco di rifugiati e migranti: la storia a lieto fine di Ibra e l’impegno sulla Rotta Balcanica

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Le rotte migratorie (balcanica e mediterranea) continuano ad essere protagoniste delle sezioni di cronaca degli organi di informazione, fra naufragi (anche con decine di bambini vittime, come nei giorni scorsi) e maxi sgomberi come quello in corso oggi a Trieste. Radio Eco Vicentino, in occasione della Giornata del Rifugiato che si è svolta ieri in tutto il mondo, ha voluto dare voce alle testimonianze di tre persone legate, in modi diversi, a queste realtà.

Antonio Plebani, scledense, da tempo fa avanti indietro da Trieste, dopo aver aiutato a lungo i ragazzi richiedenti asilo ospiti del suo condominio. Lui non ha dubbi: “In merito all’assistenza ai rifugiati c’è un problema. E io credo che risieda nel fatto che le autorità non stanno facendo nulla da anni. Prendiamo l’esempio del Silos di Trieste. È un posto degradante, dove si sopravvive in mezzo agli insetti, all’umidità e ai topi. Ma le persone che lo popolano hanno un nome, un cognome e una vita vissuta e la nostra Costituzione dice che hanno diritto all’asilo. Quello che vediamo al Silos non è asilo, è qualcosa di vergognoso. Come dice Paolo Rumiz, la Comunità Europea sta picconando i suoi stessi valori fondanti. Per fortuna esiste una rete di persone che suppliscono all’assenza delle istituzioni”.

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“Nel 2016 – prosegue -, sotto al mio condominio, sono arrivati sei ragazzi gestiti dalle cooperative. Mi sono presentato e ho offerto loro una pizza. Da quel momento ho iniziato ad aiutarli. Tra questi ragazzi c’era anche Ibrahim, che in seguito è venuto a vivere da me ed è diventato il mio terzo figlio”. La parola, a questo punto, passa allo stesso Ibrahim che racconta la sua storia: “Sono originario del Mali. Per arrivare in Italia sono passato per l’Algeria e la Libia, dopo un viaggio di due anni. Sono partito a 13-14 anni perché il Mali era sconvolto dalla guerra civile. Due sono stati i momenti più difficili del viaggio: quando ho attraversato il deserto e la caduta in mare durante la traversata del Mediterraneo”.

“Io sono credente – continua in un italiano fluente -, e attribuisco a Dio il fatto di essere scampato all’affogamento. Cadere in acqua, senza saper nuotare, senza indossare un salvagente, nel buio delle 4 del mattino, mi porta a pensare di essere stato salvato da Dio. Adesso vivo a Schio. Lavoro come montatore meccanico e istruttore di fitness. Per il mio futuro spero di intraprendere una carriera proprio nel mondo appunto del fitness”.

Ultima, ma non per importanza, la testimonianza di Fra’ Fabio Miglioranza, parroco prima a Torrebelvicino e ora a Sarcedo, dove si è creato un gruppo di settanta persone che si alternano a portare cibo e aiuti nella piazza della stazione a Trieste, dove arrivano ogni giorno alla spicciolata i migranti della Rotta Balcanica: “All’inizio andavo a Trieste e a Gorizia da solo a dare una mano alle realtà attive sul posto nell’aiuto a queste persone fragili. E a Trieste ho scoperto anch’io la realtà del Silos. Appena sono stato nominato parrocco di Sarcedo ho avanzato una semplice proposta: portare le persone a vedere questa realtà. È un’esperienza particolare, perchè nonostante la situazione di disumanità, in quel contesto si trova comunque l’umanità. Ogni volta che sono entrato nel Silos, le persone che ci vivono mi hanno sempre chiesto se volevo un pò di quello che stavano preparando da mangiare. Il poco che hanno lo condividono comunque. E questo è bellissimo”.

“Ogni sera – prosegue -, davanti alla stazione di Trieste, si radunano tutti i migranti che abitano nel Silos. Diversi gruppi, provenienti da tutta Italia, arrivano lì e distribuiscono ai migranti quello che hanno portato. Che si tratti di cibo, vestiario, oppure legna per cucinare. In quel luogo ho trovato tantissima solidarietà e i cittadini di Sarcedo non sono da meno. Anche Gorizia, essendo città di confine, è esposta nei confronti della rotta balcanica. Anche qui arrivano molti migranti, sia pure in numero inferiore rispetto a Trieste. Solo che a Gorizia dormono all’aperto, sotto alla tettoia della questura. Ma anche lì è presente un piccolo gruppo di volontari che offre un aiuto”.
Per chiedere il rispetto dei diritti delle persone migranti della Rotta Balcanica alla quale le istituzioni non offrono alcuna accoglienza, domani un gruppo di vicentini tornerà a Trieste per una manifestazione in piazza della Libertà.

Gabriele Silvestri