Risorge il Drago Vaia, rigenerato dai pezzi di legno carbonizzati. “Simbolo di resilienza”
E’ stato rigenerato e ricostruito, utilizzando con pazienza e creatività pezzi di legno andati carbonizzati dei tronchi, radici e rami del Drago Vaia distrutto dalle fiamme, il “custode” simbolo delle alture di Lavarone. Forgiato sui suoi stessi resti, come un’araba fenice. Lo scultore vicentino e altopianese – di Roana – Marco Martalar ha annunciato da poco la conclusione della sua opera, di fatto nuova, che sorge dalle ceneri di quella che è stata una meta di migliaia di visitatori – e fotografi -, fino alla sua distruzione avvenuta sul finire del mese di agosto 2023.
Subito una foto che lo ritrae con il “Dragon Vaia Regeneration“, come lo ha chiamato su un post social pubblicato oggi, come lo stesso artista aveva annunciato all’indomani dello scempio del drago ligneo andato distrutto, probabilmente per mano dolosa. “Il fuoco non può uccidere un drago”, aveva scritto l’autore, promettendo allora la “risurrezione” del suo lavoro forse in assoluto più conosciuto.
Dunque porta i segno delle “bruciature” e si ritrova con per così dire un manto nero il Drago Vaia che è tornato nella sua posa originaria, anche se con diverse fattezze, dopo il paziente lavoro di recupero, riutilizzando interamente i resti conservati dopo l’incendio. A questi pezzi di legno ne sono stati aggiunti altri, volutamente “anneriti” attraverso la combustione. Il legno del tutto carbonizzato – circa 6 tonnellate come spiega lo stesso Martalar – era stato conservato da Marco Martalar per mantenere la promessa fatta sin dal suo primo sopralluogo nel sito tra i boschi di confine tra Veneto e Trentino, dopo la notte di fuoco in cui la sua creatura artistica fu bruciata.
Il “drago risorto”, ora, è lungo 16 metri, per 7 di altezza. E tornare a divenire meta di pellegrinaggi in massa di escursionisti e curiosi, carico di significati extra dopo quelli che già portava in sé visto il materiale con cui lo scultore realizza le sua opere. Vale a dire la legna proveniente dagli schianti del ciclone Vaia e recuperata in chiave artistica e simbolica. Una “vita” che nasce dalla furia del vento e della pioggia, e che ora risorge dopo la devastazione del fuoco. Quasi un anno dopo.