Askoll, domani sciopero e proteste in Marosticana. “Chiesta la cassa integrazione, non si sa il piano industriale”
Sciopero dei dipendenti della Askoll di Dueville domani, con possibili ripercussioni anche sul traffico della strada provinciale Marosticana, in mattinata.
A rischio, per i sindacati, c’è il futuro didei 350 dipendenti del gruppo, che opera nella acquariologia e nella mobilità elettrica. Per questo sono state decise per domnani, martedì 16 luglio, due ore di sciopero e proteste lungo l’importante asse viario. Dalle 10 alle 12 i dipendenti, insieme con i sindacati Fiom-Cgil di Vicenza e Uilm-Uilm, partiranno dalla sede dell’azienda in via dell’industria 32 Dueville e andranno in corteo a bloccare la strada Marosticana.
“Askoll ha chiesto la Cassa Integrazione nella divisione mobilità elettrica – dichiara Laura Scalzo di Fiom-Cgil – e noi abbiamo chiesto il piano industriale dell’intero gruppo per capire come l’azienda avrebbe affrontato un calo in un settore che è strategico per il futuro. Abbiamo domandato cosa avrebbe messo in campo per superare questo momento critico. L’azienda che non è nuova a licenziamenti e delocalizzazioni in passato e ci ha risposto che non ha un piano industriale che naviga a vista che i magazzini dei clienti sono pieni e che bisognerà sperare che qualcosa si muova”.
Scalzo spiega anche che le parti sindacali avevano una trattativa aperta sul rinnovo contratto aziendale anche sui siti dove si lavora su altre produzioni. “Improvvisamente tutta la discussione è stata rimandata, forse al 2025. Ci preoccupa il quadro generale, ci preoccupa lo stallo della contrattazione e ci preoccupa l’assenza di un piano industriale e il futuro dei lavoratori del gruppo. E’ necessario che l’azienda si sieda al tavolo e che discuta con noi il Piano industriale. Non crediamo che un gruppo così importante, quotato in Borsa, non abbia un piano di investimenti per i prossimi anni. O forse non si vuole discutere perché si pensa di produrre da altre parti? Di ridurre la produzione? Non ci fermeremo finché l’azienda non ci convoca per discutere del piano industriale”.