Termovalorizzatore: oggi la resa dei conti. In gioco il futuro di Ca’ Capretta
Quello di oggi è il giorno della verità per il futuro di Alto Vicentino Ambiente, ma anche un po’ per il Comune di Schio, l’ente locale che detiene il 23% delle quote societarie e che in questi anni si è contraddistinto per una linea ostruzionistica rispetto agli altri Comuni del territorio. Per le 18 del 30 agosto era convocata infatti l’assemblea dei 32 soci (31 Comuni del thienese e dello scledense più l’Unione Montana della Spettabile Reggenza dei Sette Comuni): sono chiamati a decidere (in particolare) il futuro dell’impianto di termovalorizzazione di Ca’ Capretta, in zona industriale a Schio, ma anche a nominare un nuovo presidente e a decidere sulla fusione con Soraris.
Nel dettaglio, l’assemblea dei soci è chiamata ad approvare non il piano industriale ma un masterplan di massima che delinea il futuro dell’impianto per i prossimi dieci anni, proposto dal Consiglio di Amministrazione col suo presidente uscente Giovanni Cattelan (CdA che era in scadenza e la cui operatività è stata prorogata a questi giorni di fine estate). Il masterplan, 130 pagine, era già approvato dal comitato ristretto dei sindaci, e il documento è diventato ora pesante, in quanto ha trovato il “si” della grande maggioranza dei Comuni del territorio. Il piano di massima prevede la dismissione delle due linee più vecchie, la 2 e la 3 (che avrebbero bisogno, ora o nei prossimi anni, di una ristrutturazione) per la creazione di una nuova linea altamente tecnologica e innovativa che abbaterebbe ancora di più le emissioni (già oggi considerate non preoccupanti da una ricerca del Politecnico di Milano). Un potenziamento del termovalorizzatore, in sostanza, invece di un suo contenimento, come vorrebbe Schio. Per portarlo avanti, il CdA chiede non solo di essere riconfermato ma anche di essere sostenuto da una maggioranza ampia e coesa, una maggioranza “politica” e non solo numerica.
Ava, per il futuro di Ca’ Capretta appello alla responsabilità di 25 sindaci
Ava si occupa del servizio di raccolta, recupero e trattamento dei rifiuti per un bacino d’utenza di circa 180 mila abitanti per oltre 84 mila utenze domestiche. Di cosa fare in futuro delle tre linee di comubustione del termovalorizzatore si parla da anni, con l’amministrazione comunale scledense (a guida prima Orsi e ora Marigo) che ha sempre espicitato, sia nel programma elettorale che in consiglio comunale, la volontà di puntare a un ridimensionamento dell’impianto, in particolare dismettendo la linea 2 (in questo momento la più vecchia).
Lo scorso 26 febbraio il consiglio comunale di Schio aveva anche approvato a maggioranza una delibera che impegnava sindaco e giunta ad opporsi all’incenerimento dei fanghi di depurazione nell’impianto di Schio (progetto al momento accantonato e che niente ha a che fare con le decisioni di oggi) e a sostenere la dismissione della linea 2 del termovalorizzatore.
La posizione del Comune di Schio
In questo giorni sui social si è svolta una campagna accanita contro il potenziamento del termovalorizzatore. A spiegare a nome della giunta la posizione del Comune di Schio ci pensa Alessandro Maculan, assessore all’ambiente: “Non voteremo a favore dell’ampliamento dell’impianto di incenerimento di Schio. Vogliamo immaginare Ava esistere anche oltre questa pratica, in un futuro lontano, ma che però necessita di iniziare oggi ad essere costruito investendo con decisione negli impianti di recupero, creando nuovo valore, patrimoniale e sociale che si affianchi alla termovalorizzazione per preparare la società al momento in cui quest’ultima non sarà più sostenibile. Interrompendo un circolo altrimenti perpetuo”.
Le opposizioni scledensi
“In questi ultimi giorni, su stampa e social, riscontro informazioni sommarie, dati non corretti e scenari incompleti; nessuno dice che esiste il concreto rischio di perdere il controllo pubblico sul termovalorizzatore!” commenta l’ex candidato sindaco del centrosinistra Cristiano Eberle, ora consigliere comunale. “In ogni caso sarò assolutamente disponibile a rappresentare sinteticamente il mio parere su questo tema, ma solo in via successiva all’assemblea di oggi; auspico infatti che le determinazioni assembleari di domani, le quali, rammento, vertono sulla definizione di linee guida e non sull’approvazione di un piano industriale, siano supportate da motivazioni oggettive fondate su informazioni corrette e dati puntuali; ciò è imposto dalla responsabilità istituzionale in capo ai sindaci soci Ava”.
Ancora più diretto è il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale, Alex Cioni. “Va detto a chiare lettere che l’obiettivo dei civici in salsa 5 Stelle capitanati da Cristina Marigo non è il depotenziamento, bensì la chiusura dell’impianto di Cà Capretta senza però assumersi la responsabilità di dirlo apertamente in particolare a quella parte del mondo produttivo ed economico dal quale hanno ottenuto sostegno alle elezioni. Al netto della raccolta differenziata che, dove possibile, va implementata e migliorata, l’alternativa all’incenerimento dei rifiuti rimangono le discariche e, per noi scledensi, il serio pericolo di mandare al macero milioni di investimento messi a terra per infrastrutturare la rete del teleriscaldamento in zona industriale”.
“Non si tratta di decidere se tenere in vita o meno la linea 2 dell’impianto – commenta ancora Cioni – dal momento che a breve andrà comunque chiusa essendo arrivata al termine del suo ciclo operativo. La questione centrale di tutta la vicenda è di esaminare con responsabilità se oggi sussistono le condizioni per programmare un depotenziamento strutturale del termovalorizzatore di Schio senza provocare scompensi alla gestione generale dei rifiuti da smaltire che continueranno ad esserci nonostante la raccolta differenziata. Invece di fare dell’allarmismo indecente e irresponsabile, Marigo e compagni dovrebbero spiegare agli scledensi come si può conciliare il Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima (Paesc) che loro stessi hanno redatto e portato in consiglio comunale lo scorso gennaio, con la narrazione comunicativa dai tratti terroristici sul termovalorizzatore. Nel documento approvato all’unanimità vengono evidenziati i benefici ambientali dell’impianto certificando il miglioramento complessivo della qualità dell’aria della nostra zona proprio in conseguenza della presenza dell’impianto di Cà Capretta. Non è tutto. Nel medesimo documento hanno scritto che i benefici ambientali sono da considerarsi tali se il quantitativo di conferimento di rifiuti al termovalorizzatore sarà invariato negli anni. È evidente che le due cose assieme non possono starci”.
“La vicesindaca Corzato – chiosa ancora il consigliere comunale di Fratelli d’Italia – risponda a queste osservazioni e chieda scusa invece di pontificare sui social accusando impropriamente i sindaci e coloro che la pensano diversamente di essere in qualche modo a libro paga dei partiti fregandosene del benessere ambientale e della salute dei cittadini. Sono invece d’accordo su un punto: bisogna tenere sempre un approccio trasparente e aperto al confronto a 360 gradi; questo è l’unico modo per mettere i cittadini al riparo da chi diffonde informazioni sfalsate per dare vigore ad una narrazione pseudo ambientalista dai toni estremisti e tutt’altro che dai contenuti scientifici”.