Tragedia Hotel Rigopiano: la Procura accusa la Regione Abruzzo
Sono stati consegnati questa mattina gli avvisi di garanzia agli ultimi 14 indagati nell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola.
Due i filoni d’inchiesta: la mancata realizzazione della Carta di localizzazione del pericolo da valanghe e la gestione dell’emergenza. Per la Procura è stata la Regione a determinare l’isolamento dell’Hotel.
Contestualmente gli indagati hanno ricevuto anche l’invito a comparire per essere interrogati dal procuratore capo di Pescara, Massimiliano Serpi e dal sostituto, Andrea Papalia. Nei giorni scorsi, agli indagati era stata notificata la richiesta di identificazione con l’elezione di domicilio.
Gli interrogatori si terranno dal 19 al 27 giugno prossimo. Tra gli indagati anche il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, che sarà interrogato, secondo quanto si apprende, il 26 giugno alle 9. A D’Alfonso e ad altri tre indagati, ossia il sottosegretario regionale, Mario Mazzocca, il responsabile della sala operativa della Protezione civile, Silvio Liberatore, il dirigente del servizio di Programmazione di attività della protezione civile, Antonio Iovino, viene contestata anche la tardiva convocazione del Comitato operativo regionale per le emergenze.
Intanto secondo la Procura fu la Regione Abruzzo a determinare “le condizioni per il totale isolamento dell’Hotel Rigopiano” e gli indagati “attivarono tardivamente” il Comitato emergenze. È uno dei principali passaggi delle accuse formulate dalla Procura a carico degli indagati.
Furono negligenza, imperizia, imprudenza, e violazioni di norme, leggi e regolamenti, a causare la morte di 29 persone il 18 gennaio 2017, quando l’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) fu travolto da una valanga.
Il riferimento è in particolare al filone dell’inchiesta riguardante la mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga prevista dalla legge regionale 47/1992 in tema di “Norme per la previsione e la prevenzione dei rischi da valanghe”. A giudizio della Procura infatti, la carta valanghe “laddove emanata, avrebbe di necessità individuato nella località di Rigopiano un sito esposto a tale pericolo (sia per obiettive evidenti ragioni morfologiche e ambientali sia per documentate vicende storiche)”.