Papa Francesco in Indonesia: “la Chiesa Cattolica desidera incrementare il dialogo interreligioso”
Papa Francesco è in Indonesia, prima tappa del suo viaggio in Asia e Oceania. Dopo la cerimonia di accoglienza a cui ha partecipato anche il ministro per gli Affari religiosi indonesiano, il pontefice si è spostato alla nunziatura apostolica. Come primo impegno nel Paese, ha incontrato un gruppo di rifugiati, di bimbi orfani, di anziani e di senzatetto. Questo viaggio è il 45esimo del suo pontificato e porta a 65 i Paesi visitati da Bergoglio.
“Per favorire una pacifica e costruttiva armonia, che assicuri la pace e unisca le forze per sconfiggere gli squilibri e le sacche di miseria, che ancora persistono in alcune zone del Paese, la Chiesa Cattolica desidera incrementare il dialogo interreligioso”. Lo ha affermato Papa Francesco presso il palazzo presidenziale di Giacarta, alle autorità locali, alla società civile e al corpo diplomatico. Lo stesso ha aggiunto: “Si potranno eliminare in questo modo i pregiudizi e far crescere un clima di rispetto e fiducia reciproca, indispensabile per affrontare le sfide comuni, tra le quali quella di contrastare l’estremismo e l’intolleranza, i quali – distorcendo la religione – tentano di imporsi servendosi dell’inganno e della violenza”.
La Chiesa Cattolica, ha detto ancora il Pontefice, “si pone al servizio del bene comune e desidera rafforzare la collaborazione con le istituzioni pubbliche e altri soggetti della società civile – ma mai facendo proselitismo, mai, sempre rispettando le scelte altrui -, per incoraggiare la formazione di un tessuto sociale più equilibrato e per assicurare una distribuzione più efficiente ed equa dell’assistenza sociale”.
Nel suo discorso alle autorità indonesiane, Bergoglio ha quindi denunciato: “Nel mondo vi sono casi in cui la fede in Dio viene continuamente posta in primo piano, ma spesso per essere purtroppo manipolata e per servire non a costruire pace, comunione, dialogo, rispetto, collaborazione, fraternità, ma per fomentare divisioni e accrescere l’odio. In altri contesti, invece, si ritiene di poter o dover prescindere dal ricercare la benedizione di Dio, giudicandola superflua per l’essere umano e per la società civile, che si dovrebbero promuovere con le loro proprie forze, ma che, cosi’ facendo, incontrano spesso la frustrazione e il fallimento”.
Dopo aver ricordato i principi costituzionali fondanti del Paese il Papa ha poi detto: “Auspico che tutti, nel loro quotidiano agire, sappiano trarre ispirazione da questi principi e renderli effettivi nell’adempimento ordinario dei rispettivi doveri, perché ‘opus justitiae pax’, la pace è frutto della giustizia”. Ancora ha osservato: “L’armonia infatti si ottiene quando ciascuno si impegna non solo per i propri interessi e la propria visione, ma in vista del bene di tutti, per costruire ponti, per favorire accordi e sinergie, per unire le forze allo scopo di sconfiggere ogni forma di miseria morale, economica, sociale, e promuovere pace e concordia”.
Il Pontefice si è quindi rivolto al popolo indonesiano: “Il vostro motto nazionale ‘Bhinneka tunggal ika’ (“Uniti nelle diversità”, letteralmente “Molti, ma uno’) manifesta bene questa realtà multiforme di popoli diversi saldamente uniti in una sola Nazione – ha detto -. E inoltre mostra che, come la grande biodiversità presente in questo arcipelago è fonte di ricchezza e splendore, analogamente le differenze specifiche contribuiscono a formare un magnifico mosaico, nel quale ogni tessera è insostituibile elemento per comporre una grande opera originale e preziosa. E questo è il vostro tesoro, la vostra ricchezza più grande”.
Il Pontefice ha infine posto l’accento su quelle che ha definito “leggi di morte contro le nascite, si preferisce un gatto o un cane a un figlio”. A tal proposito ha dichiarato: “Malgrado le suadenti dichiarazioni programmatiche, sono molte le situazioni in cui manca un effettivo e lungimirante impegno per costruire la giustizia sociale”. “Ne deriva che una parte considerevole dell’umanità viene lasciata ai margini, senza i mezzi per un’esistenza dignitosa e senza difesa per far fronte a gravi e crescenti squilibri sociali, che innescano acuti conflitti”, ha concluso il Papa: “E come si risolve questo? Con una legge di morte, limitando le nascite. Forse queste famiglie preferiscono avere un gatto o un cagnolino, invece di un figlio”.