Riesumazione dei resti a 45 anni dalla sepoltura. Nadia Chiarello fu uccisa 17enne

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La lapide che ricorda Nadia, lungo la strada provinciale che attraversa la vallata

Circa 45 anni anni fa la morte di Nadia Chiarello, ragazza di 17 anni ai tempi assunta in una conceria di Chiampo e trovata senza vita giorni dopo la sua scomparsa a bordo strada, fu spiegata come dovuta a un incidente stradale. Una versione che mai convinse del tutto – o meglio dire, per niente – la famiglia Chiarello, di Nogarole Vicentino. A distanza di quasi mezzo secolo, dopo la riapertura del fascicolo d’inchiesta su quella morte (risalente al 2021, se ne occupò anche la nota trasmissione tv “Chi l’ha Visto?“), si ha notizia della decisione di procedere alla riesumazione della salma di Nadia. Specificando, vale a dire dei resti che si presume ancor oggi possano ancora fornire indicazioni utili per far chiarezza, alla luce degli strumenti moderni a disposizione della medicina anatomopatologica e polizia scientifica.

Si procederà già nei prossimi giorni, quando gli incaricati della Procura berica avranno accesso al cimitero di Nogarole e alla tomba di famiglia. Gli stessi genitori di Nadia, negli anni a seguire, hanno sempre chiesto di non archiviare il caso della figlia, un cold case, si direbbe oggi, anche se per qui tempi – si parla di fine anni ’70 e primi anni ’80 – per la magistratura si considerò un capitolo chiuso. Pur senza mai individuare un responsabile, nell’ipotesi dell’investimento stradale. Con tante dicerie annesse, alcune frutto evidente di maldicenze e immaginazione e altre – forse – con un fondamento, lasciando la povera ragazza sepolta nel camposanto del paese dell’Ovest Vicentino in limbo di mistero.

Nadia Chiarello fu trovata senza vita, morta da parecchio tempo, in pieno inverno. Era il 19 gennaio del 1979. Era scomparsa 9 giorni prima dalla fabbrica – una conceria in quel di Arso di Chiampo – al termine del suo turno di lavoro. Era solita farsi accompagnare in macchina a casa da un fidato amico di famiglia, un operaio dipendente della medesima conceria. Fu subito scagionato da ogni sospetto. Da adolescente qual era, Nadia viveva con i genitori e sorella minore Barbara, più piccola di 7 anni, alla quale è spettato il testimone di una battaglia infinita per la una verità che solo oggi potrebbe trovare un punto di svolta, dopo la scomparsa del padre, morto circa 15 anni fa senza aver mai trovato pace per gli interrogativi irrisolti. La tesi proposta del pirata della strada, per quanto verosimile in prima istanza non fosse per il “buco temporale” di 9 giorni, non convinse mai del tutto. Una messinscena poco credibile, ma che la magistratura di allora avvallò senza ulteriori approfondimenti.

Il caso di Nadia Chiarello si riapre a quasi 43 anni di distanza dal presunto omicidio

Quel giorno, il 10 gennaio, nel tardo pomeriggio poco prima delle 18, stando alle cronache dell’epoca chiede un permesso di uscita anticipata, e di lei non si seppe più nulla. Per quasi dieci giorni. Fino al ritrovamento del corpo di una giovane donna in un fossato oltre il ciglio della strada provinciale che attraversa la vallata del Chiampo. Forse lì scaraventato dopo l’urto presunto con una vettura o un camion, o forse lasciato lì, ma in un momento successivo alla morte, dove si potesse scorgere dalla strada. Un tratto già “battuto” palmo a palmo, nei giorni precedenti durante le ricerche di Nadia, anche da parenti delle vittima.

Nadia Chiarello in una foto dell’epoca, ripresa nel 2021 da “Chi l’ha visto?”

Rientrando nell’anno 2024, a 44 anni e 9 mesi che cadono domani dalla scoperta di quel corpo già cadavere di una ragazza semplice uccisa in circostanze mai spiegate, si viene a sapere della decisione di riesumarne i resti, firmata dal Pm Maria Elena Pinna. L’operazione si svolgerà alla presenza dei consulenti delegati dalla famiglia Chiarello e dall’Associazione Penelope, nata dalla volontà dei fratelli di Elisa Claps, che ha seguito la vicenda e sostiene la sorella nella ricerca di verità e, se fosse ancora possibile, giustizia. Una pista alternativa, rimanendo nel campo ipotetico e che è plasmata nel tempo tra i “sottovoce” della vallata, racconta di qualcuno che avrebbe assassinato l’adolescente: in quanto inconsapevole custode di un segreto scomodo da mettere al riparo da ogni rischio? O per aver respinto le lusinghe di chi più maturo per età che di lei si era invaghito? E, poi, altri dubbi sottesi: un amico? Un collega? O ancora, un estraneo?

Una fiaccolata in memoria di Nadia. A 45 anni dalla sua morte violenta e ancora senza giustizia

Un mistero con radici profonde, ancora oggi. E tanti bisbigli che hanno attraversato quasi mezzo secolo. Se la 17enne in quei primi giorni del 1979 avesse visto qualcosa con la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato e nel posto sbagliato o se avesse respinto qualcuno che si è vendicato con barbarie, è obiettivamente impossibile che l’esame autoptico postumo di 45 anni possa fornire risposte e chiarirlo. Ma, almeno, potrebbe – è uno di quei casi in cui il condizionale risulta davvero d’obbligo – sciogliere nodo a monte di ogni altro ragionamento: Nadia venne mortalmente investita e si trattò di decesso accidentale, oppure fu uccisa deliberatamente?