Scuola senza pace, 8 su 10 definiscono “caotica” la situazione nel loro istituto
Che la situazione non fosse delle migliori, lo si era capito già dai primi giorni di settembre, con gli annunci di cattedre ancora vuote a causa di un caos generale nelle graduatorie. E a quindici giorni di distanza, con l’attività scolastica già iniziata, poco è cambiato. A ben rappresentare la preoccupazione di molte famiglie per la mancanza di troppi docenti anche nelle materie “primarie”, l’esito del nostro sondaggione domenicale dove l’80% degli intervenuti ha definito “caotica” la situazione nell’istituto dei figli.
Una situazione, va precisato, che non può certo essere imputata a insegnanti e dirigenti costretti a fare i conti con carenze da tamponare in qualche modo, in cerca di una ripartenza mai così complicata. E noi abbiamo interpellato chi la scuola la vissuta da più fronti: insegnante, preside e infine dirigente dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto. Franco Venturella, ora in meritata pensione, è a tutt’oggi un faro di riferimento per la cultura oltre che uno che la scuola l’ha amata visceralmente, combattendo per un’istruzione di livello in grado di competere con le sfide dei tempi. Oltre le inefficienze del sistema e l’assenza della politica.
La riflessione, che riportiamo integralmente, di Franco Venturella
La ripresa delle lezioni, ormai da tempo, è caratterizzata da una situazione d’instabilità dovuta alle farraginose procedure adottate dal Ministero che, invece, avrebbe il compito, ahimè disatteso, di garantire il regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche. La presenza in servizio nella propria sede da parte di tutto il personale della scuola al primo settembre, giorno fissato come inizio dell’anno scolastico, è indispensabile per consentire al dirigente e al collegio dei docenti al completo l’elaborazione condivisa della progettazione educativa e didattica, comprensiva di quelle attività formative ed esperienze finalizzate all’arricchimento della personalità degli alunni e ai processi di apprendimento.
La causa principale del disservizio risiede a monte e riguarda la definizione degli organici in cui viene determinata la formazione delle classi e, quindi, la disponibilità dei posti e delle cattedre. Ma per far questo occorrerebbe effettuare le iscrizioni degli alunni in tempi molto anticipati rispetto a quelli attuali, fermo restando che l’elaborazione definitiva dell’organico di fatto avviene a fine agosto, dopo il superamento delle prove da parte degli alunni di cui è stato rinviato ad agosto lo scrutinio finale per carenze in una o più discipline. In ogni caso, non tutti i posti disponibili vengono messi in organico per le nomine in ruolo. Una buona percentuale rimane senza titolare e sarà destinata a docenti annuali precari, che quindi non potranno garantire la continuità didattica. A questo si aggiunga che ogni anno, il personale di ruolo ha la possibilità di chiedere il trasferimento in altra sede per varie motivazioni.
Quando non si ottiene il trasferimento definitivo, è possibile ricorrere all’assegnazione provvisoria per un anno. Sono adempimenti che si concludono spesso a ridosso del nuovo anno scolastico, se non dopo. Nell’ultima settimana di agosto, se tutto va bene, si procede alle nomine in ruolo attingendo alla graduatoria dei vari concorsi che, nel tempo si sono susseguiti. Poiché il sistema è centralizzato e verticistico, occorre seguire vari adempimenti in modo che gli atti amministrativi non vengano impugnati dagli aventi diritto. Infine, i posti ancora vacanti saranno assegnati al personale precario, attingendo dalle graduatorie già predisposte, a meno che non siano state impugnate. Allora, in attesa che siano chiarite le complicate procedure, vengono nominati supplenti temporanei che rimarranno in cattedra fino all’arrivo degli aventi diritto, generando quella girandola di insegnanti che, talvolta, si protrae fino a Natale, con pessime ricadute sull’insegnamento.
Nel passato, si era ipotizzata l’istituzione di un organico stabile per ogni istituzione scolastica e che quasi tutti i posti disponibili venissero assegnati al personale di ruolo, con impegno di permanenza nella stessa istituzione per un un certo periodo di tempo in modo da garantire la necessaria continuità didattica e la formazione di una comunità professionale scolastica ben coesa e competente in grado di assicurare la piena realizzazione del progetto formativo della scuola e di verificarne nel tempo la validità, al fine di migliorare la qualità degli apprendimenti da parte degli alunni e della loro crescita umana e culturale. Purtroppo, molto poco è stato fatto per risolvere i vari problemi. I ministri che si sono avvicendati hanno continuato a modificare e moltiplicare indirizzi e ordinamenti, piegando l’attività formativa della scuola alle necessità cangianti e provvisorie del mercato del lavoro, occupandosi poco o niente di una vera riforma strutturale in grado di dare stabilità alla vita ordinaria delle istituzioni scolastiche, al loro regolare funzionamento, assicurando l’ordinato inizio dell’anno scolastico, di cui è segno la presenza in sede, al primo settembre, di tutto il personale della scuola. Forse è tempo che la scuola e la cultura rientrino nell’agenda delle priorità del nostro Paese.