“Teen gang” violenta dopo il Festival dell’Inclusione. Rigo: “Attenti a strumentalizzazioni”
“Chi ha paura dell’inclusione?” Si apre così una lettera aperta inviata da Marta Rigo, coordinatrice di Engim Veneto, a margine delle dichiarazioni di vari esponenti della politica locale seguite ai fatti della tarda serata di sabato in centro, in piazza Nova Thiene. Fatti su cui indagano i Carabinieri, e non ha ancora del tutto chiariti, che ma vedrebbero decine di adolescenti come responsabili dell’aggressione violenza ai danni di una coppia di 40enni residenti nella città altovicentina. Accolta e protetta da un commerciante del posto, dopo il faccia a faccia con alcuni giovanissimi che dalle minacce sarebbero passati a calci e pugni.
Seppur con riferimenti velati, si è tirato in ballo l’evento del week end organizzato in seno al progetto educativo denominato Dreamcatcher, nell’ambito del quale ha preso corpo il Festival dell’Inclusione, aperto a tutta la cittadinanza e ai giovani dell’Altovicentino ma con un target mirato nella fascia di età 14-17 anni. Con il Comune di Thiene ente capofila del progetto sociale per l’ambito territoriale VEN-4. Una grande festa, sì, con concerto e performance, workshop e incontri, con denominatore comune lo sviluppo di azioni positive di contrasto alla povertà educativa attraverso proposte artistiche, musicali e teatrali. Da qui la necessità, da parte della portavoce dei vari enti che hanno concorso all’organizzazione e che quotidianamente lavorano per favorire le dinamiche di inclusione.
Ne riportiamo uno stralcio della lunga lettera aperta firmata da Marta Rigo, portavoce di uno dei soggetti attivi nellìorganizzazione, evidenziandone alcuni passaggi. Per quanto riguarda le assortite dichiarazioni che si sono succedute, si rimanda agli articoli precedenti. “Negli ultimi giorni, a seguito di “Dreamcatcher-Festival dell’inclusione”, abbiamo assistito a una spiacevole strumentalizzazione di un episodio isolato avvenuto al termine del festival. Un singolo evento, sicuramente da condannare, sta offuscando tutto ciò che di positivo il nostro festival ha portato alla comunità. Inoltre condividiamo l’amarezza di aver visto utilizzare la parola “inclusione” come qualcosa da cui prendere le distanze. Per questo, per l’impegno profuso in questi anni per lavorare per l’inclusione sociale, sentiamo di dover condividere alcune riflessioni.
Un festival di opportunità e bellezza
Il Festival “Dreamcatcher” non è stato solo un evento, ma un’occasione per promuovere il benessere, l’inclusione e la partecipazione attiva dei giovani e della comunità educante. Oltre 48 ore di attività artistiche, culturali e creative hanno coinvolto ragazzi e ragazze e adulti, offrendo loro uno spazio sicuro e libero dove potersi esprimere attraverso l’arte, la musica, il teatro, la poesia, il gaming, e tanto altro. Inoltre è importante sottolineare che il concerto è stato volutamente alcol-free, una scelta forte e simbolica, soprattutto in Veneto, una regione che troppo spesso normalizza l’abuso di alcol. Con questa decisione, il festival ha voluto creare uno spazio sicuro e sano, dove i giovani potessero godere della musica e della cultura senza la pressione sociale del consumo di alcol. L’intero festival si è svolto in completa sicurezza grazie alla presenza di decine di adulti volontari (non solo la security ufficiale ) che hanno condiviso l’evento insieme ai ragazzi, garantendo un ambiente protetto e piacevole. La partecipazione entusiasta di numerosi giovani, molti dei quali non hanno altre occasioni di incontro gratuite e dedicate a loro, testimonia l’importanza di creare spazi di aggregazione. Il festival ha voluto dare un’opportunità concreta ai giovani, offrendo loro un luogo in cui esprimersi e divertirsi in modo libero e responsabile.
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Non un incidente, ma un’opportunità per riflettere
L’episodio di sabato è stato doloroso, ma non può rappresentare ciò che il festival ha costruito: un luogo di crescita, incontro e sogno per tanti giovani. Citando Danilo Dolci, il nostro sottotitolo del progetto, “Ciascuno cresce solo se sognato” vogliamo ribadire l’importanza di guardare oltre il singolo fatto, ed educare con onestà, senza nascondere le difficoltà, ma con la convinzione che solo sognando e credendo nei giovani si possa costruire un futuro migliore. L’occasione di creare con il territorio un patto educativo territoriale è un modo concreto per dare risposte anche alla complessità che questi episodi mettono in luce. Durante il festival è stato lanciato il PATTO EDUCATIVO TERRITORIALE, questo è un invito ufficiale a far parte dei lavori che vedranno la creazione di un patto di comunità soprattutto per chi in questi giorni è rimasto molto colpito dall’episodio e ha voglia di proporre soluzioni e attività (cittadini e rappresentanti delle istituzioni).
Un festival di tutti, per tutti
Invitiamo la comunità a continuare a credere nell’importanza di spazi come questi, dove il dialogo e la comprensione sono al centro. Non lasciamo che la paura dell’inclusione oscuri la bellezza che faticosamente si riesce a costruire insieme passo dopo passo. Grazie a tutte e tutti per il vostro sostegno”
Marta Rigo