Spv, nuove cascate d’acqua in galleria. E il buco nel bilancio regionale sale da 60 a 110 milioni

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Foto da video Vicenzatoday.it

Non c’è pace per la Superstrada Pedemontana Veneta: dai buchi che crea al bilancio della Regione alle nuove infilstrazioni d’acqua, la nuova importante opera continua a presentare “crepe” sulle quali si dovrà arrivare prima o poi a tirare le somme.

Le nuove infiltrazioni
Le intense e prolungate piogge di due giorni fa, come documenta Vicenzatoday.it, hanno costretto la concessionaria Sis a restringere l’altra sera la carreggiata nella galleria fra Castelgomberto e Malo, in direzione di Spresiano, lungo la canna est: la corsia più a destra, infatti, è stata interessata da una cascata d’acqua che ha reso nuovamente pericolosa la circolazione. Nelle stesse ore era stato il Covepa (Comitato per la Pedemontana Alternativa) a segnalare la situazione di piena del torrente Poscola e di inzuppamento e ristagno d’acqua sui campi sopra la galleria.
Un episodio simile era già successo a fine maggio e prima ancora a marzo: non solo la Regione aveva ottenuto rassicurazioni dalla concessionaria, ma addirittura nel corso di una interrogazione del deputato 5S Enrico Cappelletti, in Commissione alla Camera dei Deputati il sottosegretario alle infrastrutture Ferrante aveva spiegato che per le fessure nella galleria Sant’Urbano non vi era alcun rischio strutturale.

Foto da video Vicenzatoday.it

Le reazioni della politica
“Ancora una volta, dopo l’ondata di maltempo del 7 e 8 ottobre, la galleria di Malo è stata oggetto di pesanti infiltrazioni d’acqua con la conseguente chiusura di un tratto della corsia sud in direzione Malo. Ed è ancora fresca la memoria di quanto accadde a fine maggio, con forti precipitazioni e infiltrazioni d’acqua nella volta del soffitto, dove già qualche mese prima erano state osservate delle crepe. A questo punto è più che legittimo chiedersi: davvero il transito delle auto sotto la galleria è sicuro?”. A porre la domanda è la consigliera regionale del Partito Democratico Chiara Luisetto che ha presentato, assieme ai colleghi del gruppo Pd, un’interrogazione a risposta immediata sulla vicenda.
“I fatti – spiega l’esponente dem – contraddicono il trionfalismo di Zaia che, inaugurando la Pedemontana, parlò di ‘esempio di efficienza, sostenibilità e rispetto ambientale’. La realtà vede infatti la presenza di preoccupanti crepe lungo la volta del soffitto della galleria di Malo, dopo appena dieci mesi di attività, nonché notevoli problematiche legate alla contaminazione delle falde e all’impatto ambientale generato dalla realizzazione dell’opera stessa”. Da qui la domanda rivolta “all’assessora alle Infrastrutture e Trasporti per sapere qual è lo stato di sicurezza della galleria di Malo sulla Superstrada Pedemontana Veneta, viste le frequenti e significative infiltrazioni d’acqua che insistono in occasione delle perturbazioni più forti”.

Un buco da 110 milioni di euro
La proposta di bilancio di previsione 2025-2027 della Giunta Regionale, che è al vaglio in queste settimane dalle commissioni in Consiglio Regionale, mette nero su bianco la situazione critica dei conti della Superstrada Pedemontana Veneta: i 94 chilometri fra Montecchio Maggiore (Vicenza) e Spresiano (Treviso) hanno visto lievitare da 60 a 110 milioni euro il costo per le casse regionali in tre anni.
L’arteria è entrata definitivamente in funzione col raccordo con la A4 Brescia-Padova nel maggio scorso e mentre il traffico commerciale risponde alle previsioni, quello privato è ancora sotto il regime previsto. Se infatti per un’azienda il tempo è denaro e velocizzare gli spostamenti implica risparmi anche nei costi del personale, al privato cittadino rimane solo il salasso di un pedaggio ben più alto di quello delle autostrade contigue.

“Sono ormai anni che lancio l’allarme sulla voragine finanziaria provocata dalla Pedemontana Veneta, e puntualmente, ad ogni richiamo, ho dovuto subire attacchi al limite dell’insulto, a partire dalla presidente della commissione Ambiente, Silvia Rizzotto. Ma ora che nel bilancio di previsione viene messo nero su bianco che, rispetto alle previsioni di 60 milioni, la Regione dovrà sborsarne 110 nei prossimi tre anni, l’unica cosa che questa compagine di governo dovrebbe fare è un gigantesco mea culpa” ha affermato due giorni fa il consigliere regionale del Partito Democratico, Andrea Zanoni. “Quest’opera, con il tipo di convenzione stipulata, è stata una sanguisuga per i conti pubblici. Un cappio al collo per i contribuenti veneti, che si stringerà sempre di più col passare del tempo, visto che i canoni annuali, da qui al 2062, sono crescenti. E visto anche che, malgrado le rosee rassicurazioni del presidente Zaia – aggiunge Zanoni – il flusso di traffico si dimostra insufficiente per consentire alla Regione di tirare una boccata d’ossigeno. Zaia ora venga in aula a riferire: le cifre di bilancio parlano chiaro ed è inutile che si trinceri dietro un ottimismo immotivato. La realtà parla di una voragine drammatica”.

“E’ un salasso dovuto al fatto che per contratto la Regione Veneto è obbligata a remunerare il lucro mancato da pedaggi al concessionario privato che l’ha costruita e la gestisce, la Sis” aggiunge Massimo Follesa del comitato Covepa. “Quando per primi sollevammo il problema – aggiunge Follesa – anticipando numeri e cifre, fummo tacciati da complottisti: oggi il tempo ci ha reso giustizia. Più volte il governatore Zaia, ha cercato di salvarsi in corner affermando che la Spv l’ha ereditata dal suo predecessore, Giancarlo Galan. Zaia però racconta delle frottole. Sa benissimo che la sua Lega e lui stesso da giovane presidente della Provincia di Treviso, assieme alla sua parigrado vicentina Manuela Dal Lago, leghista come lui, fu uno dei motori politici della iniziativa. Di più, Zaia siede sulla seggia più alta di palazzo Balbi ininterrottamente da quattordici anni”. “La Regione Veneto – conclude Follesa – ha avviato l’iter per la Treviso mare. E nonostante i trascorsi e il patatrac della Spv ancora una volta palazzo Balbi non ha scelto, per realizzarla, la formula di un semplice appalto ma la formula privatistica della finanza di progetto, affidandosi, almeno per le battute iniziali, ancora alla Sis: errare è umano, perseverare è diabolico verrebbe da dire. Adesso scopriamo anche che i collaudatori Liani e Mucilli, che Zaia ha nominato per Spv sono implicati in un’inchiesta della procura di Milano per un nuovo caso di corruzione dove è anche coinvolta la Sis”.

Si tratta dell’inchiesta sugli appalti Anas per la quale Sis una settimana fa ha rilasciato il seguente comunicato:
“Con riferimento ai molteplici articoli e servizi giornalisti di questa mattina, riportati dai mass media, il Consorzio Stabile Sis Scpa, a tutela della propria immagine e della propria reputazione, dichiara che, in relazione all’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Milano, né la Società né alcuno dei propri dirigenti e/o amministratori risultato indagati, né, tanto meno, gli uffici societari sono stati interessati da alcuna perquisizione o sequestro da parte di organi di polizia giudiziaria, che, viceversa, hanno provveduto esclusivamente all’acquisizione di documentazione aziendale, anche contabile pertinente all’indagine in corso, ai sensi dell’art. 248 ccp.
Quanto ai versamenti effettuati dal Consorzio Sis ai signori Stefano Liani ed Eutimio Mucilli classificati dagli organi di stampa, con termine enfatico e diffamatorio, quali “tangenti”, si precisa che tali pagamenti afferiscono alla remunerazione dei medesimi soggetti per le attività svolta quali Collaudatori di un Lotto della Superstrada Pedemontana Veneta, su incarico della Concedente obbligazione contrattuale (oltre che normativa), fisiologica in ogni rapporto concessorio di opere pubbliche, in forza della quale, nella fattispecie, il Consorzio Sis non aveva – e non ha – alcun potere decisionale né in ordine all’individuazione del nominativo dei Collaudatori né in ordine al livello economico dei loro compensi.
Il Consorzio Stabile Sis, al perdurare di tale campagna di stampa diffamatoria e in difetto delle dovute rettifiche, si riserva ogni opportuna azione a tutela della propria immagine e della propria reputazione nelle sedi meglio viste”.