Consiglio d’Europa: “In Italia profilazione razziale tra le forze dell’ordine”

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E’ stato reso noto l’ultimo rapporto sull’Italia, aggiornato ad aprile 2024, dell’Ecri, l’organo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d’Europa secondo il quale in Italia le forze dell’ordine fanno profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana.

Pronta la risposta da parte della premier Giorgia Meloni, arrivata in un tweet: “Le nostre forze dell’ordine lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie”.Nel report pubblicato oggi, martedì 22 ottobre e aggiornato ad aprile 2024, l’Ecri ha raccolto “le testimonianze di profilazione razziale” dei corpi di pubblica sicurezza in Italia, che individuerebbero “una forma di potenziale razzismo istituzionale”.  Prima di creare un nuovo istituto autonomo, l’Ecri suggerisce alle autorità di “commissionare uno studio completo” sul tema. “Con l’obiettivo di individuare e affrontare eventuali pratiche di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine”.

Da parte del Consiglio d’Europa arriva quindi la richiesta al governo di istituire un organismo indipendente per l’uguaglianza sociale e razziale. Secondo la commissione, infatti, il già presente Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) e “il suo ruolo significativo nel coordinamento delle politiche governative è incompatibile con il requisito di indipendenza”, da affidare a un ulteriore ente. Strasburgo valuterà quindi tra due anni se la raccomandazione sarà stata seguita.

Le altre segnalazioni che emergono dal report riguardano il trattamento dei membri della comunità Lgbtqi+ (“vittime di discriminazioni e pregiudizi”), l’incitamento all’odio da parte di personaggi pubblici e il carattere “divisivo del dibattito politico”. In ogni caso, l’Ecri riconosce gli sforzi compiuti dall’Italia rispetto all’ultimo report, pubblicato nel 2016, ma sottolinea come alcune questioni continuino “a destare preoccupazione”.

Strasburgo evidenzia che “le autorità non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale”.

“Purtroppo – si legge nel documento – un certo numero di dichiarazioni e commenti considerati dispregiativi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali”. Una situazione davanti alla quale l’Ecri raccomanda “che le figure pubbliche, compresi i funzionari di alto livello e i politici di tutti gli schieramenti, siano fortemente incoraggiati ad assumere una posizione tempestiva, ferma e pubblica contro l’espressione di discorsi d’odio razzisti e lgbti-fobici e a reagire con discorsi alternativi, nonché a promuovere la comprensione tra le comunità, anche esprimendo solidarietà a coloro che sono bersaglio di discorsi d’odio”.

L’Ecri ritiene inoltre che “i partiti dovrebbero adottare codici di condotta appropriati che proibiscano l’uso di discorsi d’odio, invitino i loro membri e seguaci ad astenersi dal pronunciarli, appoggiarli o diffonderli e prevedano sanzioni in caso contrario”.