Liberati dopo 24 ore 5 attivisti vicentini in aiuto ai migranti balcanici. Tra loro il cantante Phill Reynolds

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Si trovavano in Bulgaria per prestare aiuto ai migranti sulla rotta dei Balcani e anche per documentare le violenze e gli atti contrari alla dignità umana nei confronti di persone disperate e indifese, e sono finiti in carcere, per 24 ore, prima di venire rilasciati. Si tratta di 7 attivisti internazionali, dei quali in 5 sono vicentini, volontari legati alle due associazioni Collettivo Rotte Balcaniche e No Name Kitchen: tra loro anche Silva Cantele, artista cantautore indipendete con nome d’arte Phill Reynolds, residente a Zugliano (è originario di Salcedo).

Tutti sarebbero stati scarcerati e liberi dunque di far rientro in Italia, ma dopo essere stati denudati nel corso della perquisizione e privati degli effetti personali, secondo quanto riporta una delle associazioni. Pur se le notizie sul loro conto risultano da confermare, i vicentini starebbero tutti sostanzialmente bene. Dalla pagina Facebook del “Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino” viene diffusa – da ieri – una ricostruzione dettagliata di quanto avvenuto ai confini tra Bulgaria e Turchia dal 14 al 20 ottobre.

I sette attivisti in origine erano stati posti in stato di arresto, in diversi momenti, in questo lasso di tempo. Si tratta di volontari che agiscono sul confine nazionale bulgaro allo scopo di portare cibo, vestiti e prodotti per l’igiene ai migranti in fuga. La loro presenza, inoltre, costituisce una sorta di garanzia, dove possibile, all’incolumità delle persone in movimento, i cui maltrattamenti sono all’ordine del giorno secondo i rapporti delle organizzazioni internazionali che operano sul luogo. “Queste due organizzazioni – si legge nel comunicato – gestiscono anche una linea di emergenza che le persone possono chiamare in situazioni di pericolo di vita durante il viaggio, a fronte del sistematico rifiuto delle autorità bulgare di fornire assistenza medica. Infatti, la polizia di frontiera bulgara risponde alle chiamate per un’ambulanza respingendo violentemente e illegalmente le persone in Turchia, nonostante le loro condizioni fisiche e le richieste di asilo e protezione. In questi momenti, la presenza degli attivisti impedisce i respingimenti illegali, monitorando la situazione. In risposta a ciò, la polizia sta reprimendo queste attività, culminando in una prima detenzione a settembre e, più recentemente, in altri due arresti e detenzioni fino a 24 ore”.

Il 14 ottobre scorso, alcuni attivisti hanno chiamato il 112 per richiedere assistenza medica per 17 persone provenienti dalla Siria, tra cui un bambino di 7 mesi e 12 minori, che si trovavano nella foresta da tre giorni senza cibo, acqua e riparo. “La polizia di frontiera è arrivata con il volto coperto da passamontagna e con i cani nel bagagliaio del veicolo. Immediatamente l’atteggiamento della polizia è stato aggressivo e razzista, mentre le persone erano terrorizzate di essere picchiate, morse dai cani e respinte in Turchia, come già accaduto loro in quattro precedenti respingimenti. Gli attivisti sono stati arrestati, ammanettati e portati alla stazione di polizia di frontiera di Elhovo insieme ai 17 siriani. Nessuno di loro ha ricevuto cure mediche“.

Nella parte restante del documento si parla poi di letti singoli messi a disposizione per più persone, feci sul pavimento e sporco ovunque, impedendo poi ai detenuti il riposo facendo rumore. “Le condizioni igieniche delle celle erano pessime. Inoltre, la polizia ha preso le impronte digitali e le foto degli attivisti. Nonostante la richiesta di un avvocato e di un traduttore, le istanze degli attivisti sono state continuamente negate. Le persone in movimento sono state costrette a firmare documenti senza traduzione. Dopo 15 ore gli attivisti sono stati rilasciati, mentre le persone in movimento sono rimaste nelle loro celle”.

Poi un nuovo e grave episodio denunciato, risalente alla scorsa settimana. “Il 20 ottobre tre attivisti insieme a una giornalista e due registi hanno chiamato il 112 per assistenza medica per 8 persone, siriani, egiziani e afghani, di cui 7 minori. Camminavano da tre giorni e avevano passato la notte nel bosco con 2 gradi centigradi, senza acqua e cibo. Quando la polizia è arrivata, ha preso i telefoni di tutte e 8 le persone affermando che erano in stato di arresto, senza fornire alcuna spiegazione. La polizia ha poi iniziato a essere aggressiva verso gli attivisti, spingendo e schiaffeggiando uno di loro solo perché teneva il telefono in mano. Ha impedito che la giornalista potesse svolgere il suo lavoro, costringendola a mettere via la camera. Due attivisti sono stati spinti a terra, ammanettati e portati alla stazione di polizia di frontiera di Malko Tarnovo insieme al gruppo“. Uno tra i due sarebbe stato proprio Cantele, conosciuto in Italia come apprezzato artista per i suoi concerti alla voce e chitarra, in passato in concorso anche a X-Factor. Al pari del compagno è stato accusato di resistenza a pubblico ufficiale.

La conclusione della nota pone l’attenzione sulle condotte in uso al confine, tema dibattuto in politica internazionale sul fronte del rispetto dei diritti umani. “L’obiettivo di questi brutali arresti è quello di scoraggiare l’assistenza medica alle persone in movimento e di impedire il monitoraggio dei respingimenti in Turchia. Essi costituiscono una piccola parte della crescente repressione subita dagli attivisti e della sistematica violenza e disumanizzazione subita dalle persone in movimento. Tali pratiche illegali sono attuate dalle autorità bulgare su istruzione dell’Unione Europea, che finanzia sempre più il controllo violento e razzista delle frontiere“.