Inchiesta hacker: nell’archivio 800 mila dati, profitti illeciti per oltre 3 milioni di euro

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Foto di Kevin Ku

Il sistema di dossieraggio scoperchiato dall’indagine della Dda di Milano e della Dna che ha portato a una serie di arresti e perquisizioni riguarda un enorme mercato di informazioni riservate acquisite il modo illecito da banche dati strategiche per l’Italia, carpite da ex appartenenti o appartenenti a polizia e Gdf, tecnici informatici e hacker per essere rivendute a clienti del mondo dell’imprenditoria, e non solo.

La presunta rete di hacker dedita allo spionaggio industriale avrebbe clonato o utilizzato abusivamente un indirizzo e-mail assegnato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lo riferisce il Corriere della Sera citando atti dell’inchiesta, in particolare alcune intercettazioni. La complessità tecnica dell’indagine dei carabinieri di Varese è tale che anche il pm De Tommasi ha descritto la situazione come “inquietante per i possibili scenari che apre”. Si indaga inoltre sulla possibile vendita di dati all’estero.

L’inchiesta ha portato agli arresti domiciliari l’ex super poliziotto Carmine Gallo, del presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali, di Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, titolari o soci di aziende collegate e specializzate nella sicurezza e nell’informatica. Sotto inchiesta è finito, tra gli altri, Leonardo Maria Del Vecchio, che avrebbe chiesto e ottenuto informazioni sui fratelli per motivi di eredità e sull’allora fidanzata, modella e attrice, Jessica Michel Serfaty e il suo braccio destro Marco Talarico. E ancora indagati sono Matteo Arpe e il fratello Fabio per l’accesso abusivo alla filiale di Alessandria di banco Bpm; l’amministratore delegato di Banca Profilo Fabio Candeli e Fulvio Pravadelli, l’ex di Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, che avrebbe fatto ‘spiare’ il cantautore Alex Britti per via della separazione da sua figlia.

Tra le persone spiate ci sarebbero anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il figlio Geronimo. Dagli atti dell’indagine spunterebbe una intercettazione del maggio 2023 in cui Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano, negli uffici della sua società di investigazioni, avrebbe chiesto ai suoi di fargli un report sulla seconda carica dello Stato. A tal proposito il presidente del Senato in una nota si è detto “disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la ‘colpa’ di chiamarsi La Russa”.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia, le società riconducibili al gruppo di hacker, che avrebbe fabbricato dossier attraverso dati e informazioni segrete, avrebbero incassato un totale di oltre 3,1 milioni di euro di “profitti illeciti”,
di cui oltre 2,3 milioni la sola Equalize srl. In una integrazione del 27 settembre alla richiesta di custodia cautelare, il pm sottolinea come la “predisposizione dei dossier illegali” sta andando avanti e che c’è anche il “rischio” che i dati e le informazioni prelevate vadano in mano “di agenzie straniere e che all’estero possa essere creata e detenuta una banca dati destinata a conservare le informazioni”.

Le nuove indagini, infatti, hanno accertato che a Londra è stata costituita una società “clone” di quella milanese, ossia la Equalize Ltd. E proprio in Inghilterra agisce, secondo la Dda, un gruppo di “ragazzi”, così chiamati nelle intercettazioni, che si occuperebbe di “accessi diretti” alla banca dati Sdi delle forze dell’ordine.

“Non è esagerato affermare che si tratta di soggetti che rappresentano un pericolo per la democrazia di questo Paese”, scrive il pm De Tommasi negli atti dell’indagine. Il pm parla di “soggetti pericolosissimi perché, attraverso le attività di dossieraggio abusivo” con “la creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate e con la circolazione indiscriminata di notizie informazioni sensibili, riservate e segrete, sono in grado di ‘tenere in pugno’ cittadini e istituzioni” e “condizionare” dinamiche “imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie”.

II ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha dato mandato al capo della polizia, Vittorio Pisani, di acquisire dall’autorità giudiziaria gli atti di indagine utili per avviare verifiche “su ipotizzati accessi abusivi alle banche dati del ministero o sull’utilizzo illecito delle stesse”.

Il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, commentando l’inchiesta: “Quando noi parliamo di un impegno forte sulla sicurezza, riguarda la sicurezza nelle nostre strade ma anche la sicurezza dei nostri dati riservati. Utilizzare dati che non dovrebbero essere diffusi diventa un reato, poi vengono utilizzati per battaglie interne, per battaglie politiche. Questa storia dei dossier è inaccettabile, noi lo diciamo da tempo. Anche l’uso delle intercettazioni è una vergogna finalizzato alla pubblicazione”.

“Le inchieste dicono che il dossieraggio su di me è cominciato già alla fine del governo Draghi quando si capiva che sarei potuta andare al governo”. Così Giorgia Meloni, nell’ultimo libro di Bruno Vespa. “Sulla vicenda dei dossieraggi mi aspetto che la magistratura vada fino in fondo, perché, nella migliore delle ipotesi, alla base di questo lavoro c’era un sistema di ricatto ed estorsione, ma nella peggiore siamo davanti al reato di eversione. Nessuno Stato di diritto può tollerare una cosa del genere”, ha aggiunto il premier.