Bimbo di 5 mesi seviziato dal padre che lo accudiva in ospedale. Forse per pretendere un risarcimento

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L'ospedale civile di Padova

Il sospetto più tetro degli investigatori prende corpo di ora in ora: ci sarebbe un movente di natura economica dietro le sevizio che un giovane padre di 22 anni, di Camisano Vicentino, avrebbe inflitto al figlioletto di pochi mesi di vita. Un’ipotesi talmente sciagurata che nelle prime fasi sembrava doversi escludere a priori, visto il legame di paternità tra il bebè di 5 mesi appena, da settembre ricoverato in ospedale a Padova, e chi lo accudiva, a volte da solo. Lui si alternava con la compagna e madre del piccolo, di appena 20 anni, al secondo parto nonostante la giovane età. A tre giorni dall’arresto dell’uomo si è accertato che era proprio il 22enne a infliggere lesioni al neonato in maniera intenzionale, per ragioni in prima istanza apparentemente inspiegabili.

Una serie di violenze gratuite e inaccettabili che, come si legge in alcuni quotidiani della zona di Padova informati sui fatti e soprattutto sui risvolti delle indagini, sarebbero per così dire “giustificate” dall’intento spregiudicato di ottenere un risarcimento pecuniario per i danni permanenti che lui stesso, di sua mano, avrebbe provocato al figlio. Probabilmente incolpando a posteriori l’ospedale, al finw di ottenerlo.

Il nome completo del padre viene mantenuto sotto riserbo, in ragione del coinvolgimento di minori, ma da più parti emerge si tratti di un 22enne nato in provincia di Padova da famiglia di origini sinti. Pare lavori nei luna park itineranti. Dallo scorso week end, si trova in stato di arresto, dunque in carcere, al Due Palazzi. Nei suoi confronti i due capi di accusa sono pesantissimi: lesioni aggravate e maltrattamenti. Il rapporto stretto di parentela e la crudeltà che sarebbe stata accertata dalla polizia di Stato attraverso delle microcamere nascoste fungono da aggravanti che, se condannato in sede di sentenza nei prossimi mesi, comporterebbero con ogni probabilità il massimo della pena.

Per quanto noto, ad oggi almeno, la ventenne madre non risulta tra gli indagati, ma la sua posizione verrà valutata a parte. Si sarebbe detta estranea alle condotte del compagno. La coppia ha un altro figlio, di tre anni. Le condizioni del più piccolo intanto permangono serie. Rimane ricoverato, dalla fine dell’estate scorsa, epoca in cui sarebbero state perpetrate le violenze, nel reparto di terapia intensiva neonatale. Secondo quanto emerso dalle cartelle cliniche, tre mesi fa lo stesso bimbo era stato accolto e visitato all’ospedale San Bortolo, a Vicenza, con difficoltà respiratorie gravu. Poi il trasferimento deciso a Padova, in una clinica pediatrica specializzata, dove il personale sanitario di reparto si era preso cura di lui.

Ai miglioramenti dovuti alle terapie facevano seguito dei tracolli, inspiegabili agli occhi dei medici esperti. Poi, l’emergere di una verità terribile: secondo quanto riportato dalle testate locali, era il padre a seviziare il bimbo inerme infilandogli le dita nel cavo orale, portando danni a trachea e faringe e altre lesioni interne. A confermare la ricostruzione offerta dalla stampa è Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Azienda ospedaliera padovana, che in una intervista ha assicurato come “le terapie proseguono, confidiamo in un miglioramento e nella guarigione, ma sarà un percorso lungo”. Averlo sottratto agli intenti criminali del padre, a ragion veduta, rappresenta il primo passo per restituirgli la vita.