“Mamma e direttore generale? Le donne possono tutto”. Anche 5 figli e un’impresa
Onesta, brillante, coraggiosa. A volte irriverente. Cristina Sella è la quintessenza della donna che si è fatta da sé e che non ha bisogno di dire troppi grazie per ciò che è oggi. Mamma di cinque figli, imprenditrice di successo, un tempo moglie – “per ora sto bene anche senza un uomo, scherza l’interessata” – è il manifesto contro l’idea che nella vita alle donne spetti sempre battere solo di rimessa.
Un’educazione severa, poco spazio all’affettività, l’attuale Direttore Generale di Essetre Holding, azienda di Thiene con una sessantina di dipendenti impegnata a livello internazionale nella produzione di macchine per lavorazione del legno, racconta la sua vita senza sconti e senza andarci troppo per il sottile: “Quando sono entrata in azienda – spiega Cristina – mio padre mi ha subito portata con sé in giro per il mondo. Non mi ha mai chiesto come mi sentissi. Malattie, dolori mestruali, problemi a casa: in un mondo di uomini pronti a guardarti sospettosi, non c’era spazio per la fragilità e forse quello che poteva sembrarmi un atteggiamento sin troppo ruvido, mi ha invece preparato alla vita e alla carriera”. E poi il matrimonio e cinque figli da crescere – le ultime due gemelle – proprio mentre il lavoro reclamava presenza: “Non ho rimorsi – ammette l’imprenditrice – perché ad un certo punto ho lasciato indietro la professione per seguire i miei figli. Coi punti di un complesso parto cesareo ancora freschi, mi sono fatta dimettere l’indomani per assistere al primo giorno di scuola dell’altro figlio. Qualcuno potrebbe pensare che comunque sono una privilegiata e forse anche questo ci dimostra quanto una donna debba lottare per guadagnarsi il rispetto.
Avrei potuto tranquillamente farmi mantenere, ma ho scelto di ritornare in azienda e di vivere un’esistenza dove, quando terminano gli appuntamenti di lavoro, inizia una fitta agenda di transfer e attività legate agli impegni dei cinque figli”. Caparbia e ostinata, ma anche sincera oltre l’opportunismo di facciata: “Mia mamma è mancata molto presto – confida Cristina – e la storia con mio marito ad un certo punto è finita. I figli più grandi badavano ai più piccoli e non mi vergogno a dire che nonostante una rigida pianificazione delle mie giornate e una volontà ferrea, a volte li ho pure dimenticati in giro. Chi in palestra, chi al doposcuola. Ma mi sono perdonata perchè sono una mamma, non un’eroina della TV. E piango. Tanto. Ma mi rialzo e vado avanti con grinta rinnovata”.
E se sul fronte famiglia gestire una prole così numerosa già racconta la tempra di Cristina Sella, è sul lavoro che la sfida rivela un carattere fuori del comune: “Quando ho assunto il ruolo dirigenziale – racconta Cristina – i miei fratelli mi hanno subito appoggiato. Ma tra le maestranze, clienti e fornitori, le battute non mancavano. Qualcuno, nel vedermi agli incontri, mi chiedeva spazientito quando sarebbe arrivato il “vero” titolare. Ho sempre reagito ponderando, ma qualche segnale “forte” l’ho dato: mi criticavano perché donna? Il giorno dopo accorciavo le gonne e mettevo un rossetto ancor più appariscente. E sbattevo i tacchi tra i corridoi. Avrei forse dovuto negare la mia femminilità per essere accettata”?
Un’azienda che di conseguenza ha beneficiato di quel tocco rosa, capace di far sintesi e di ascoltare con saggezza e comprensione. Oltre che di decidere quando è servito farlo: “Di fronte alle incertezze, io mi sono sempre assunta le mie responsabilità. Fare impresa è davvero ardua, ma se sei donna lo è anche semplicemente lavorare. Il tuo cuore è a casa, ma tu devi essere operativa. E al di là di tante belle chiacchiere, non ci sono adeguati strumenti per supportare la maternità. In epoca Covid non ho vergogna a dire che la famosa dad – didattica distanza – i figli dei nostri dipendenti la facevano in una stanza della nostra azienda. A chi chiede la flessibilità e part time, glielo concediamo: ma servirebbero asili interni, agevolazioni per il baby-sitting non mancette a spot”.
Un vulcano inarrestabile Cristina, che però rivela come in tutto questo si possa ricavarsi del tempo per “ricaricare le pile”: “Per anni mi sono annullata, una scelta consapevole fatta d’amore oltre il sacrifico. Ora posso permettermi di staccare un paio di giorni e di sparire con le amiche: non salvo vite in corsia, il mondo saprà aspettare il mio rientro” ammette ironica. E se esiste un consiglio per chi si chiede se tutto questo sia sostenibile e, più ancora, se una donna possa accettare di porre – o farsi porre – un freno ai propri sogni e alle proprie legittime aspirazioni, la risposta arriva ancor più determinata: “Parlate, dite cosa non vi convince: con rispetto sì, ma mai abbassando il capo o arretrando di fronte alle vostre convinzioni e ai vostri valori. Se esiste un limite decidetelo voi. E nessun altro”.