Mandato d’arresto per Netanyahu, Orban sfida la Cpi: “Venga in Ungheria”. L’Italia si spacca
Si moltiplicano le reazioni in tutto il mondo dopo la decisione della Corte penale internazionale di emettere mandati di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Decisione bollata subito come “antisemita” da Tel Aviv. Al fianco di Israele si sono subito schierati gli Stati Uniti . Joe Biden ha parlato di “mandati scandalosi”. E Donald Trump, secondo i media, starebbe pianificando azioni punitive contro la Cpi per la sua decisione. La Cina invita invece la Corte penale internazionale ad essere “oggettiva”. Mentre l’Iran, tramite il capo delle Guardie Rivoluzionarie, il generale Hossein Salami, definisce il mandato di arresto come la “fine e la morte politica” di Israele.
Anche l’Ungheria si schiera con lo Stato ebraico con Viktor Orban che arriva a sfidare la Corte penale internazionale. Il primo ministro ungherese, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell’Ue, ha annunciato che inviterà il suo omologo Netanyahu per protestare contro il mandato di arresto emesso dalla Cpi. “Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione. Qui la sentenza non avrà alcun effetto”, ha dichiarato in un’intervista alla radio statale.
L’Italia si spacca. La Lega parla di “mandati d’arresto assurdi e filo-islamici”. Per il Pd invece “la sentenza va rispettata”. Il M5S chiede l’ embargo delle armi a Israele”. Per il ministro della Difesa Guido Crosetto “la sentenza della Corte penale internazionale è sbagliata” ma – precisa – se Benyamin Netanyahu e Yoav Gallant venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale”. “Se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto” la posizione, invece del leader del Carroccio Matteo Salvini che aggiunge: “I criminali di guerra sono altri”. Ma il ministro degli Esteri Antonio Tajani frena: “Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare”.