Al centro messaggi le “carezze” sono per tre quarti in nero: sanzioni per oltre 8 mila euro

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Una vettura della GdF in sosta vicino a un centro massaggi nel Vicentino (foto di archivio)

Sono risultate tutte regolari in Italia sul piano del rispetto delle normative sul permesso di soggiorno, ma lo stesso non si può dire per quanto riguarda l’ambito lavorativo. Infatti tre su quattro delle donne di nazionalità cinese – di età dai 44 ai 56 anni – prestavano la propria opera come massaggiatrici senza al un rapporto contrattuale di lavoro in essere.

Tutto questo all’interno di un centro massaggi sito nel territorio comunale di Vicenza città, “visitati” dai finanzieri delle Fiamme Gialle beriche. Non certo per verificare la bontà delle prestazioni per il benessere psicofisico rivolte alla clientela, semmai nel solco delle verifiche periodiche sulle attività di servizi alla persona che spesso nascondono attività illecita o con rapporti (di lavoro) al di fuori delle regole.

Il sopralluogo risalente agli ultimi giorni novembre è stato portato a termine in un centro aperto nel Comune capoluogo, del quale non è stata fatta menzione esplicita del report del Comando provinciale della Guardia di Finanza. Come da prassi assodata in questi casi, era presente il personale dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro. Al momento dell’accesso nel salone di accoglienza clienti e delle salette riservate ai massaggi erano presenti quattro lavoratrici, tutte sottoposte a identificazione. Nessuna tra le donne asiatiche, come sopra accennato, si è rivelata essere in stato di clandestinità.

Ravvisate le irregolarità nel “lavoro sommerso”, è scattato l’automatismo delle sanzioni sanzioni pecuniarie sul piano amministrativo per una somma totale di 8.200 euro, a cui va aggiunta la sospensione immediata dell’attività in attesa che il titolare della stessa proceda alla regolarizzazione delle posizioni lavorative delle massaggiatrici.