Corea del Sud, respinto l’impeachment del presidente Yoon: il suo partito boicotta il voto

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Niente quorum, niente impeachment. Yoon Suk-yeol si salva, per ora, grazie al People Power Party. Il partito conservatore, di cui fa parte lo stesso presidente sudcoreano, dopo averlo scaricato chiedendone le dimissioni, oggi ha deciso di boicottare la mozione presentata dalle opposizioni dopo il caos scaturito dalla proclamazione due giorni fa della legge marziale, ritirata poche ore dopo per bocciatura parlamentare. Non è stato raggiunto il necessario quorum dei 200 voti. Sarebbero serviti almeno otto voti tra i 108 del People Power Party ma i suoi deputati hanno abbandonato l’aula. Solo in tre si sono espressi comunque. Il Partito democratico sudcoreano intende riprovarci alla prossima sessione del Parlamento.

Le opposizioni gridano al “tradimento”. Han Dong-hoon, il leader del People Power Party, annuncia le sue dimissioni. Mentre il portavoce del partito al governo, Shin Dong-uk, spiega  voler trovare un modo “più ordinato e responsabile” dell’impeachment per risolvere la crisi così da evitare il ripetersi di una “tragedia della paralisi degli affari di stato e della sospensione del governo costituzionale” come quella andata in scena nel 2016 quando passò la mozione di impeachment per la presidente Park Geun-hye.

La bocciatura della mozione è stata accolta con delusione dalla folla che si era radunata davanti al Parlamento: 150mila per la polizia, oltre un milione per gli organizzatori della manifestazione. Tutti lì per chiedere le dimissioni di Yoon. Gli organizzatori della protesta hanno promesso di non fermarsi fino a quando Yoon “sarà punito” e rimosso dall’incarico.

Il presidente sudcoreano, Yoon Suk-yeol, poche ora prima del voto, si era scusato in un messaggio televisivo alla nazione tornando in pubblico per la prima volta dal caos innescato martedì sera: “Non si ripeterà più”, aveva promesso per poi aggiungere: “Non mi sottrarrò alla responsabilità legale e politica sulla dichiarazione di legge marziale”, motivata “a causa della disperazione come presidente”.