Autonomia differenziata, via libera dalla Cassazione al referendum per abrogarla

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La Cassazione ha dato il via libera al referendum per l’abrogazione dell’Autonomia differenziata delle Regioni ordinarie. Per l’Ufficio centrale della Suprema Corte è quindi legittima la richiesta di abrogazione. L’ordinanza della Cassazione arriva dopo il pronunciamento della Consulta che aveva, tra l’altro, considerato “illegittime” alcune specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo promulgato il 25 giugno scorso. La parola definitiva torna ora alla Corte Costituzionale che si riunirà a gennaio dopo aver parzialmente bocciato la legge Calderoli lo scorso novembre.

Prima di indire il referendum sarà infatti necessario un altro passaggio davanti ai giudici della Consulta per la questione legata all’ammissibilità. Lo hanno stabilito i giudici dell’ufficio centrale del referendum che hanno in parte ribaltato quanto stabilito dalla Corte Costituzionale che aveva considerato legittima – giudicando anticostituzionali solo alcune parti – e ritenuto non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge Calderoli. Il nuovo giudizio sarà ora incentrato sul legame tra l’Autonomia e la legge di bilancio che secondo i sostenitori del referendum è puramente strumentale. “Siamo soddisfatti, vogliamo abrogare completamente questa legge ingiusta e dalla Cassazione arriva una conferma importante che questo referendum si può fare”. Questa la posizione del comitato nazionale contro l’Autonomia differenziata.

Lo scorso 14 novembre la Corte Costituzionale ha ritenuto «non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata», considerando però «illegittime specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo». La Corte aveva evidenziato sette profili di illegittimità, dai Lep alle aliquote sui tributi, e cinque norme salvate a patto di darne una «lettura costituzionalmente orientata». Così facendo, i giudici avevano accolto parzialmente i ricorsi delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che impugnavano la legge Calderoli. Da qui l’invito al Parlamento a “colmare i vuoti” che ne derivano. La Corte faceva poi riferimento a materie in cui «predominano le regolamentazioni dell’Unione europea» come la politica commerciale comune, la tutela dell’ambiente, la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia e le grandi reti di trasporto, ma anche le «norme generali sull’istruzione» che hanno una «valenza necessariamente generale ed unitaria».