Siria, oltre 60 raid di Israele. Turchia pronta sostenere la nuova amministrazione
Israele continua a bombardare la Siria. Nelle ultime ore lo Stato ebraico avrebbe effettuato sessantuno raid aerei, nelle ultime ore, contro obiettivi militari. A riferirlo è l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Nel mirino sarebbero finiti tunnel con depositi di missili balistici.
Il capo della nuova leadership siriana al-Jolani avverte: “Non vogliamo guerra con Israele ma ha oltrepassato i limiti”. Poi ha affermato che il prossimo governo prevederà lo svolgimento di elezioni. In un’intervista ad Al Jazeera Siria, ha spiegato che verranno formati comitati e consigli per riesaminare la costituzione, e che la forma dell’autorità sarà lasciata alle decisioni di esperti, giuristi e del popolo siriano. Al-Jolani ha inoltre rassicurato la comunità internazionale sulla sorte dei curdi nel Paese: “Fanno parte della patria e, come noi, sono stati oppressi dal precedente regime. I curdi saranno parte integrante dello Stato. Tutti riceveranno i loro diritti secondo la legge”.
E mentre decine di alunni tornano a scuola a Damasco per la prima volta dalla caduta del governo di Bashar al-Assad una settimana fa, quello che rimane sul campo dal conflitto esploso in Siria 13 anni fa, dopo l’inizio di proteste antigovernative soffocate in una sanguinosa repressione, sono milioni di munizioni e mine terrestri inesplose. Un nuovo pericolo per le decine di migliaia di siriani che tornano a casa dopo la fine del regime assadista. Per questo l’organizzazione Halo Trust lancia l’allarme sull’ennesima grave minaccia e chiede l’intervento della comunità internazionale per la bonifica del territorio.
Intanto la Turchia si dice pronta a fornire aiuti militari alle nuove autorità siriane. Lo ha annunciato il ministro della Difesa di Ankara, Yasar Guler, citato dai media turchi aggiungendo che “al nuovo governo, guidato dai ribelli islamisti che hanno rovesciato il presidente siriano Bashar al-Assad una settimana fa, dovrebbe essere data una possibilità”. A fare eco al ministro della Difesa è il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha affermato: “Il sostegno al governo di transizione è la via per una Siria stabile e serena, ma anche per garantire l’integrita’ territoriale del Paese e la fine della minaccia terroristica”. “La Turchia – ha chiosato Erdogan – è e sarà un Paese chiave per il futuro della Siria”.